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Posts Tagged ‘neve’

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Jan 30

Attività fisica

Quella volta ero proprio deciso. Scarpe, tuta e ipod. Sarei andato a correre, non molto, certo, per cominciare una mezz’ora al più, che sarebbe diventata un’oretta nel giro di tre mesi. Magari mi sarei appassionato anche ai percorsi salute nel parco e con Marco e Giorgio avrei potuto anche prepararmi per la maratona di New York, erano anni che ci andavano, erano anni che tentavano di convincermi , li avrei stupiti, loro e anche Giada, mia moglie. Solo che per quanto possa essere assurdo, il nove agosto cominciò a nevicare.

(disclaimer: I racconti del treno sono stari scritti su un Milano-Salerno, con l’obiettivo di scrivere cento racconti brevissimi durante il viaggio. Sono arrivato ad una trentina. Questo è il risultato)

Jan 11

Il freddo, la memoria e i citofoni

Warsaw 7 January 2009
L’essere umano è un animale meraviglioso, non starò qui a ripetervi la solita pappardella dell’uomo che è arrivato ovunque, dalla cima dell’Everest alla Luna, perché se proprio vogliamo essere onesti potremmo dire lo stesso dei batteri che vivono nel nostro colon, con in più il fatto che l’abbiano fatto senza sbattersi e standosene al caldo. Comunque tanto di cappello alle infinite risorse del sapiens sapiens che in questi giorni di freddo glaciale mi sono tornate tanto utili.

Andiamo con ordine, da quando al primo anno di scienze della comunicazione il mio professore di sociologia ci cominciò a parlare del suo libro sulla memoria ho smesso di considerare il fatto di non ricordare qualcosa come un problema, ma come una necessità per l’uomo, la cui mente seleziona le cose importanti da ricordare e quelle che invece vanno perdute. Molto interessanti erano gli esempi di due casi clinici che per delle disfunzioni neurologiche erano agli antipodi, una non poteva più ricordare nulla, l’altra doveva ricordare tutto, un po’ come in quel racconto di Borges. Così ormai ricordo le cose solo se me le scrivo o posso riformularle sotto forma di aneddoti, come gli aedi della Grecia preclassica. La prima cosa che dimenticai fu di comprare il libro di sociologia, ma questa è un’altra storia.

Cosa c’entra questo con il freddo? dovete sapere che ormai tutti i citofoni dei palazzi polacchi hanno un tastierino numero e occorre sapere il numero dell’appartamento a cui si vuole citofonare, non essendo scritti da nessuna parte i nomi degli inquilini. Tale tastierino numerico può essere usato anche per aprire il portone da chi possiede ricorda a memoria il codice, proprio di ogni appartamento, che normalmente gli comunica il padrone di casa: questa è una comodità che avevo sempre sottovalutato fino a qualche giorno fa. Le tastiere infatti hanno i tasti molto grandi per permettere di digitare anche senza togliere i guanti e quando le temperature scendono molto sotto zero, come nei giorni scorsi, tenersi i guanti e poter aprire il portone velocemente senza stare a cercare il mazzo di chiavi, la chiave giusta e il buco della serratura può salvare dall’assideramento e dall’amputazione di un paio di falangi.

Ola mi aveva detto il nostro codice per aprire il portone due mesi fa, quando avevamo preso questo appartamento e l’avevo usato solo una volta o due, poi avevo sempre citofonato o, all’italiana, usato le chiavi, ma martedì sera Ola non c’era e si era sotto i meno dieci, ho guardato il citofono e ci ho provato. Credo che per spirito di sopravvivenza il mio cervello sia andato a recuperare l’informazione da qualche neurone che aveva passato gli ultimi anni a giocare ai videopoker, picchiare la moglie e apprezzare la politica dei Verdi, non so come abbia fatto ma sono qui per raccontarlo. A riprova che era solo una questione di sopravvivenza davanti alla porta di casa, scaldato nell’atmosfera protetta del portone, dove al calore del riscaldamento centralizzato già cominciavo a scongelarmi, con due serrature da aprire in una precisa sequenza ho ovviamente infilato la chiave in quella sbagliata.

(foto originale Warsaw 7 January 2009 di francescomucio)

Jan 07

La giornata dei tombini e altre cose buone da sapere

Warsaw 6 January 2009

Ieri siamo usciti di casa alle sette, con meno diciassette gradi. Come ci ha informato il tassista con meno diciassette gradi c’è meno traffico, perché molte macchine non partono, come l’acqua anche la benzina e il diesel congelano, anche se alle persone normali possono sembrare cose che si leggono solo nei libri di fantascienza o in qualche racconto di Lovercraft.

Comunque un po’ di traffico c’era lo stesso, perché anche le macchine che partono a volte bucano, come la signora che per aspettare i soccorsi non ha messo il giubbottino di salvataggio catarifrangente, anzi a dire la verità è rimasta proprio in macchina, con la pelliccia. Poi due tram si sono incastrati tra di loro, ma non ho capito come e il tassista ha cambiato strada.

Quando fa così freddo i tombini fumano, all’inizio hai l’impressione che a momenti debbano anche sollevarsi e far uscire gli acchiappafantasmi che hanno appena scoperto una misteriosa sostanza incolore che rende i polacchi prima euforici e poi sbronzi, insomma con un paio di bottiglie di vodka. Dopo un po’ ti ci abitui e non ci pensi più, ma appena scendi dalla macchina ti torna in mente l’idea della vodka e i vantaggi di avere uno zaino protonico.

Quanti polacchi ci vogliono per aprire un tombino sotto la neve? Cinque. Uno con una pala toglie il grosso della neve, un’altro con uno scopettone fa un lavoro di fino, altri due usano dei ferri appositi per sollevare il tombino, non prima che il quinto ne abbia preso a martellate i quattro angoli per spaccare il ghiaccio che lo blocca. Non sto scherzando. Cosa poi facesse nel tombino il tipo con il martello, mentre gli altri lo guardavano non lo so, è arrivato il mio autobus.

Quando fa freddo il lato migliore dell’autobus dove sedere è quello dove siede l’autista, perché di solito a lui è riservata una qualche forma di riscaldamento anche sugli autobus più vecchi. Quando ci sono meno quindici gradi la regola del lato dell’autista non vale, vale quella di Capitan Findus e finché raccoglie e inscatola quello seduto accanto a voi vi è ancora andata bene.

(foto originale Warsaw 6 January 2009 di francescomucio)

Jan 05

Secondo primo giorno di lavoro a Varsavia

Warsaw 5 Janury 2009

Prima di tutto fa freddo e il termometro fuori alla finestra della cucina lo conferma, stamattina alle sette erano meno dodici, a Salerno ho lasciato dodici gradi, proprio quelli che mancano qui. Aggiungo solo che sono molto contento di avere il termometro fuori alla finestra della cucina, è la mia prima casa a Varsavia che ha il termometro alla finestra e l’avevo sempre desiderato, questa piccola gioia ha scaldato il mio cuore nel gelo del mattino: che poi qui fino alle sette e mezza non abbiamo visto nemmeno una parvenza di alba.

E’ importante coprirsi bene, così ho potuto rimettere il giubbotto Murphy & Nye che sembra quello che avevo al liceo, i guanti imbottiti che mi fanno sembrare le mani quelle di un orsacchiotto di peluche e lo sciarpone di lana pesante che in Italia potevo indossare al posto del cappotto, in più ho un vecchio cappello del fratello di Ola che spero di sostituire con qualcosa di meglio, anche un secchiello per il mare.

Così bardato sono uscito in strada e subito ho capito perché i polacchi fanno sempre le strade previste per loro, ad esempio passano sempre sul marciapiede e non tagliano mai per i giardinetti o i parcheggi, d’estate è facile, ma con la neve e il ghiaccio rischiate di cappottarvi alla prima scorciatoia furba che pensate di fare. Comunque per quanto in equilibrio instabile pensavo per lo meno di essere al caldo, invece l’inverno di Polonia ha saputo farsi strada passando da sotto, nel giro di pochi metri avevo tanto freddo tra le gambe che sembravo una di quelle che hanno un blog erotico su splinder.

Altre cose notabili che tra qualche giorno lo saranno meno: cristalli di neve visibili ad occhio nudo che si posavano un po’ ovunque, la Vistola con un po’ di lastre di ghiaccio, io che arrivo in ufficio con meno di mezz’ora di ritardo.

(foto originale Warsaw 5 Janury 2009 di francescomucio)

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