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Archive for the ‘A Milano’ Category

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Nov 05

Un giorno migliore

Stanotte ha vinto Obama quindi:

– mi sono svegliato in tempo per fare la barba
– a Milano il cielo grigio era meno grigio
– pioveva, ma ho preso un ombrello del residence
– in metro le luci sembravano più forti

I milanesi sembravano più distesi, anzi no, come dire tra lo stupito e il bastonato, come se il presidente nero li avesse risvegliati e li avesse messi davanti alla loro meschinità, razzisti, senza speranze, chiusi, lì fuori c’è un altro mondo e loro non sono in lista.

Oct 28

Appendice agli appunti dall’esilio

Ieri sera prima di addormentarmi ho acceso per pochi minuti su Vespa (facevo zapping, giuro, facevo zapping), discutevano della scuola, della protesta e della Gelmini. Ad un certo punto qualcuno diceva a dei ragazzi che i solo figli finiranno a fare i camerieri degli ingegneri indiani, che ora lavorano, si fanno il culo e sono un miliardo. Ottimista.

Stamattina sul mio autobus sono saliti degli ingegneri indiani. Quando sono salito c’era una donna con un puntino rosso in fronte, dovrebbe significare che è sposata, poco dopo sono arrivati sei uomini, poi alla spicciolata altri tre o quattro. Alla fine era un gruppetto di una decina di persone, che composti stavano seduti e chiacchieravano tranquillamente in inglese, ognuno con il suo biglietto, la sua borsa con il portatile, chi in giacca e cravatta, chi in camicia, chi con una maglietta.

Chi saliva dopo di loro li guardava e alcuni non erano molto felici che questi indiani occupassero dieci posti sull’autobus. E io pensavo, hai visto, sono ingegneri, parlano fluentemente l’inglese e sono a settemila chilometri da casa loro, tra te che li guardi male e loro chi è quello che se lo merita di più.

Oct 28

Appunti dall’esilio

Sembra stupido che uno si possa sentire in esilio nella sua nazione ma tant’è.

Stamattina anche lo speaker della metro rossa era incazzato, arrivati a Bisceglie se ne è uscito un “Capolinea, scendere dal treno” schifatissimo. Come se tutti quelli che erano sul treno, fossero arrivati a Biscegli con l’unico obiettivo di restare sul suo treno più a lungo possibile.

Che poi cosa ti incazzi? perché sei scocciato? hai un lavoro, porti a casa dei soldi, certo non è il lavoro più bello del mondo, va bene, allora studia, prenditi una laurea, io mi sono laureato lavorando, puoi farlo anche tu. Non scaricare la tua frustrazione su di noi che stiamo andando a lavorare. E non hai nemmeno la scusa che sei stanco, perché non hai fatto il turno di notte, la metro apre alle sei e mezza e alle nove tu hai lavorato due ore e mezza. Se io sono scocciato dopo due ore e mezza di lavoro il mio capo mi fa un cazziatone che me lo ricordo. Quindi sorridi.

Nei treni della metro di Milano in alto ci sono gli spazi pubblicitari, ma molti sono vuoti, altri hanno pubblicità di centri estetici o negozietti improbabili, ad esempio la catena dei riparatori di zainetti. A me quegli spazi vuoti e le pubblicità un po’ squallide mettono addosso un’aria di tristezza e di declino.

Nelle stazioni della metro invece ci sono le pubblicità, che strano però fare il confronto con le pubblicità a Varsavia, lì in ogni stazione della metro, si vedono dalle due alle quattro pubblicità di libri, una volta ne ho viste quattro. A Milano ne ho vista una, anzi no, mi sono sbagliato era la serie televisiva tratta da Romanzo Criminale.

Fuori dalla metro, alla fermata degli autobus, personaggio. Camicia bianca, cravatta nera, maglioncino sottile con scollo a V, che lasciava scoperti i polsini della camicia, chiusi, pantalone, jeans strappato blue, a vita bassa, che lasciava intravedere un filo di camicia tra maglioncino e cintura, nera non troppo larga, fibietta d’oro, scarpe da ginnastica bianche, candide, occhiale a goccia, capello corto con pinna centrale.

L’impressione è che siamo sull’orlo di un baratro, anzi che stiamo precipitando in un buco nero. Certo, stiamo precipitando, ma vuoi mettere come sto bello coi miei Ray-Ban?

Nota personale. Mi è stata fatta una proposta, non me la sono sentita di prenderla in considerazione.

Oct 20

Nodo alla gola

Allora Ola è venuta a Milano e ce ne siamo stati un po’ in giro, un po’ a casa, un po’ da soli, un po’ con altri.
Siamo stati sui Navigli, siamo stati in Duomo, siamo stati alla FNAC, in Feltrinelli, nel casino del sabato pomeriggio, nella tranquillità di alcuni vicoli da antiquari, siamo stati a fare l’aperitivo in un posto figo, a mangiare alla rosticceria a Lambrate.
Tutto bene, al punto da pensare che presa per il verso giusto a Milano si potrebbe vivere.

Ma appena lo penso sento come una stretta al collo che mi manca l’aria.

Poi penso che a Natale torno a Varsavia e torno a respirare.

Oct 07

Ma che bella città di merda, gli autobus

Poco fa, fermata metro Bisceglie, per venire qui in Vodafone dove sto adesso posso prendere il 321 e 322, visto che erano le nove meno cinque dovevo prendere quello che partiva prima. La cosa più semplice era chiedere ai due autisti che chiacchieravano tra i due autobus, quindi ho semplicemente chiesto “Mi scusi, a che ora parte questo autobus?”

A questo punto mi sono sentito dare del maleducato perchè c’erano gli orari sia davanti ad uno che all’altro autobus. Ho pensato tante cose brutte da rispondere, ma vorrei riportare solo due dati oggettivi per confronto.

A Varsavia sugli autobus periodicamente ci sono annunci di offerte di lavoro per autisti, sui display luminosi che indicano la prossima fermata appaiono scritte tipo “Lavoro come autista, visita il sito www. eccetera eccetera”. Questo perchè la gente a Varsavia non ha molta voglia di fare l’autista di autobus, perché non è un lavoro pagato troppo bene nè un lavoro che ti offre chissà quali possibilità. Mediamente in Italia se a qualcuno dai un posto di autista di autobus ti bacia i piedi per una vita.

A Varsavia il mestiere di autista di autobus è un lavoro che fanno soprattutto giovani, soprattutto sugli autobus notturni, quando chi ha già una certa età vuole stare a casa e chi studia cerca un lavoro part-time per guadagnarsi qualcosa durante gli studi.

Credo che prima o poi qualcuno si dovrà accorgere della differenza.

Seconda cosa a Varsavia alcuni autobus sono davvero vecchi, soprattutto i notturni (per quelli li usano apposta quelli vecchi), per averne un’idea immaginate i vecchi autobus urbani degli anni ottanta continuati però ad essere usati ancora ora, però in tutti gli autobus e tram c’è il percorso degli autobus, in quelli più nuovi anche il display che indica parte del percorso si sta percorrendo, la fermata attuale e la prossima alla quale l’autobus si fermerà, in alcuni c’è anche la voce registrata.

Questo permette di dare degli appuntamenti molto semplici dando il nome della fermata (“Ci vediamo a GUS”, “Per casa mia scendi a Sasanki”, “per l’ufficio prendi il tram da Centrum in direzione Żoliborz e scendi dopo due fermate a Królewska”), ti permette di leggere con tranquillità e di sapere dove devi scendere, senza dover andare a chiedere all’autista, ovvio che su ogni fermata c’è scritto il nome della stessa così che lo si possa vedere dall’autobus.

E’ un servizio che costa poco e nulla, magari qualcuno un giorno penserà che si può applicare anche a Milano o a qualche altra città italiana.

Per il discorso autobus notturni invece ne parliamo la prossima volta.

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