Io sono fuori
Vivo in Polonia.
E col cazzo che torno.
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Che la natura non mi piacesse già si sapeva, che stare lontano dalla civiltà (ovvero una connessione ad internet a banda larga, il mio letto e dei centri commerciali) mi deprimesse anche, però questo fine settimana è stato una mazzata incredibile. Hai voglia di dire che si parla di depressione solo dopo mesi e che il mio era solo un disturbo dell’umore. Questi sono i sintomi secondo Wikipedia:
Bastano cinque sintomi per parlare di depressione, vediamo:
Io ne conto almeno sei e mezzo, credo di essere giustificato se la prossima volta mi rompo una gamba piuttosto che andare al lago.
Scoperta positiva: per quanto tu possa stare giù, una notizia completamente imbecille può tirarti su un minimo il morale, la ragazza di mio cugino viene a Varsavia per stare con lui qualche giorno, invece di venire insieme i due arrivano per vie e con mezzi completamente separati, lui arriva in macchina giovedì, lei in aereo il sabato. Non so se è perché tema che mio cugino faccia strage di polacche, credo sappia dire “ciao sono Mario” in inglese e poco di più, o perché vuole farsi un weekend romantico con il fidanzato e i di lui suoceri. Insomma una cosa completamente cretina, ma così cretina che mi ha fatto stare bene.
Repubblica ci racconta:
Centocinquanta abitanti e duecento negozi di parrucchieri. E’ questa l’eccezionale proporzione di Osinow Dolny, un paese polacco a circa 60 chilometri da Berlino, diventato da alcuni anni la meta preferita delle donne tedesche in cerca di un nuovo stile. Varcare il confine per un taglio di capelli, che costa intorno ai 4 euro, è un vero risparmio se a farlo sono gruppi di amiche e vicine che si dividono le spese di trasporto.
La verità è che non solo le signore tedesche, ma anche io due sabati fa ero a spendere tre euro e mezzo per tagliarmi i capelli. Fanno un po’ schifo, ma ricresceranno. Inoltre sono talmente corti che tornerò a tagliarli tra sei mesi. Un ulteriore risparmio, no?
Io – Conosci uno scrittore polacco chiamato Brandys?
Ola – Sì, Marlon Brandys.
L’umorismo polacco è un po’ diverso da quello italiano, di solito c’è molto più alcool e sesso esplicito, le barzellette poi vanno capite, a volte sembrano monche, come se mancasse una battuta, insomma bisogna entrare nella mentalità polacca per riuscire a riderne e di solito un paio di bicchieri di vodka aiutano, soprattutto a stomaco vuoto.
L’umorismo è spesso la lente di ingrandimento attraverso la quale un popolo osserva i propri difetti e i polacchi non fanno eccezione, spesso nelle loro barzellette si descrivono come ubriachi (ma meno dei russi), scansafatiche, irrispettosi delle regole e interessati a immediato tornaconto. I bersagli principali dell’umorismo polacco sono i russi, le forze dell’ordine e gli stessi polacchi.
Ad esempio se sei uno stupido sei un come thermos russo, se fai rumore mentre mescoli lo zucchero nel te (cosa da cafoni) ti chiedono se hai un familiare nella polizia o il monumento per l’Armata rossa che liberò Varsavia (nella foto) diventa il monumento ai quattro addormentati e lo chiamano davvero tutti così.
Dopo un po’ ci fai l’abitudine e certe battute riesci a capirle, ma se mentre sei in macchina qualcuno ti dice di fare attenzione ai poliziotti ubriachi, tu già immagini che devi sganciare qualche cinquantina di zloti per evitare pretestuosi controlli e perdite di tempo, già ti vedi costretto a passare un paio d’ore vicino ad una macchina delle polizia che ti fa perdere del tempo e comunque stai già guardandoti attorno per capire dove sono questi poliziotti ubriachi e come fare per evitarli. Alla fin fine però puoi fare quello che vuoi ma non puoi scappare ai poliziotti ubriachi e allora l’unico modo per superarli è passarci sopra.
I polacchi chiamano poliziotti ubriachi i dossi stradali che di solito sono nei quartieri residenziali per rallentare i veicoli.
(la foto è di Ireneusz S. Wierzejski presa da wikimedia)
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