Alaska
Qualche giorno fa mia moglie mi fa: reggi un po’ qui, poi è sparita, con la moglie del mio vicino e per un bel po’, spero non di farà più sentire.
Tu non mi capisci, tu non mi comprendi, non mi porti mai da nessuna parte. O santissima Madonna, ma dove diavolo ti dovrei portare? dove vuoi andare? andiamo al mare e l’acqua è troppo fredda, andiamo in montagna e qui si cammina troppo, e qui no, e lì no, adesso poi che deve nascere il bambino non possiamo mica strapazzarci troppo!
Diavolo, pensavo si sarebbe calmata un po’, invece è peggio di prima: e che noia, e che palle, non facciamo mai niente, non succede mai niente.
Perfino i miei amici ormai hanno imparato a conoscerla, quando mi incontrano mi fanno “è nei paraggi?” La temono, la fuggono, non sono geloso, ma vorrei tanto, magari avrei la scusa per dirle di stare zitta cinque minuti, invece niente.
Nessuno ha il coraggio di avvicinarla, il mese scorso ci ha provato uno dei professori della stazione qui vicina, non l’ha fatto nemmeno arrivare a rivolgerle la parola che gli ha lanciato un’occhiatacci che se non faceva fredddo come quel giorno il professore rischiava di rimanere incenerito.
Gente per bene quelli della stazione, ma un po’ matti, l’altro giorno parlavo di mia moglie con uno di loro che a un certo punto mi fa “Certo che voi americani, che vi portate le mogli al polo siete proprio eccentrici!” “Ehi” gli ho risposto “io non sono un americano, sono un pinguino.”