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Archive for the ‘Storielle Sconchiuse’ Category

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Feb 24

Ecatì Ecaté

Ecatì Ecaté vive all’inferno, va a passeggio lungo la riva del fiume Stige e gioca a palla con gli alberi rinsecchiti, all’inferno la palla non rimbalza. Ecatì Ecaté ha il cognome della madre e gli occhi chiari di suo padre, in un sacchetto che ha in mano, mentre rincorre un cerchio con un bastone. Ecatì Ecaté aveva un gatto che però è finito sotto un camion, adesso ha due mezzi gatti, a strisce.

Ecatì Ecaté ama giocare con gli aquiloni, li costruisce da sola con le ossa che trova per terra, forse erano di qualcuno, se gliele chiedessero indietro le restituirebbe. Ecatì Ecaté ha i capelli bianchi e lunghi, gli occhi grandi e neri, la pelle color cenere e il naso piccolo, a carnevale si veste da teschio senza corpo. Ecatì Ecaté ha pochi amici, devono tutti scontare delle pene, lei ogni tanto li aiuta ma la mamma le dice di non farlo e il papà la sgrida.

Ecatì Ecaté studia in una classe di zombi, il maestro è un vampiro, ma lei non vuole studiare, le piace ascoltare il gracchiare dei corvi che rimangono fuori. Ecatì Ecaté ogni tanto si sente da sola, ma va dallo zio Caronte che porta le anime dei morti e c’è sempre qualche bambino anche più triste di lei.

Feb 24

Nel letto

Abbracciami, abbracciami mio dolce lettino, non farmi strappare il mio solo cuscino, la notte è assai buia e io ho tanta paura dell’uomo Mammone che viene la sera.

Di dentro il mio armadio io lo vedo che esce che apre la porta e va nel corridoio, lo sento, i suoi passi sono morbidi e brevi, poi apre la porta della stanza dei miei, li vede che fanno ancora la nanna, non l’hanno sentito nè il babbo nè mamma.

Si gira e poi va, diritto in cucina, fa piano e non sento quando apre i tiretti, ma so cosa prende, forcone e coltello, poi chiude la porta e io tremo col vento.

Ritorna in silenzio fino alla stanza dei miei, non lo vedo ma so che adesso sorride, che ha i denti che al buio sembrano fare scintille. Poi sento i rumori e un grido, e mi tappo le orecchie e poi ancora, poi ancora e stringo sempre più forte, non voglio sentire, fino a farmi del male.

Chiudo gli occhi e stringo le orecchie, chiudo gli occhi e stringo le orecchie, chiudo gli occhi e stringo le orecchie, chiudo gli occhi…

Feb 23

Un panino con le fragole – Addendum

Una volta questo era un blog fatto di solo testo ora si sta riempiendo dei disegni e delle foto più varie. Questo me l’ha mandato Idras come commento alla storia precedente.

Ah si, Milù è fantastica.

Cliccando vedrete la foto nelle dimensioni originali.

Feb 23

Un panino con le fragole

Gion aveva fame quel giorno, così chiese a Milù di preparargli un panino con le fragole. Nel frattempo dal bosco arrivava Sonetto, il gufo cantautore di ballate popolari volgari. Gion lo vide arrivare e lo salutò con un gesto della zampa. Sonetto si fermò sulla staccionta: – Vuoi sentire quoalcosa di nuovo Gion?

in quel momeno Milù uscì di casa con un panino, quando vide Sonetto rimase sorpresa e le scivolò di mano il piatto con il panino. anni prima Milù era stata innamorata di un gufo e nella luce del pomeriggio, controsole, l’ombra di Sonetto le era sembra quella di un altro gufo.

Subito Milù si piegò a raccogliere i pezzi del piatto, Gion la guardò farlo, poi “Allora questa nuova canzone?” disse a Sonetto. E Sonetto cominciò a cantare una canzone vecchia, vecchia di anni che solo un’altra persona conosceva. Milù tornò in casa nascondendo le lacrime.

Finita la canzone Sonetto salutò Gion e andò via, poco dopo uscì nuovamente Milù con un nuovo panino.
– Tanto ci voleva gatta?

Attori: Gion cane – Milù gatto – Sonetto gufo.

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