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Archive for the ‘Storielle Sconchiuse’ Category

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May 09

Pane

Il pane è fantastico, è la cosa più buona del mondo, senza pane non si può pensare l’uomo, il pane è l’argomento di questa storia.

Quando andavo alle scuole medie la mattina andavo a comprare il pane, uscivo di casa verso le sette e mezza, uscito dal portone continuavo sulla destra lungo il marciapiede, poi attraversavo la strada ed ero sulla piazza, da li attraversavo altre due volte e poi in fondo fino dal panettiere, dove la mattina c’era sempre un po’ di gente. Compravo sempre filoni o sfilatini, in quel periodo mia mamma mi faceva comprare sempre quel pane. Una volta ho fatto male i conti e ho pensato che la signora mi avesse dato meno resto, ma non era vero, ero bravo in matematica e ho fatto un errore davvero stupido, da allora non mi sono più sbagliato a contare il resto quando me lo danno.

Questa roba doveva apparire come intermezzo su Soda, ma non ne ho saputo più nulla, quindi la uso per mucio.net

Mar 26

La terribile storia del porco

Il porco era nato nel porcile, ovviamente. E fin da piccolo sapeva che sarebbe stato allevato non per il latte, non per le uova, ma per la sua carne, ovviamente.

All’inizio penso di fare dispetto ai suoi allevatori non mangiando, ma non mangiando si deprimeva, allora nella depressione più cupa mangiava, mangiava tantissimo e ingrassava, ovviamente. Allora pensò di evadere, di darsi alla macchia, di scavalcare d’un balzo il recinto, correre nei campi, scappare in un bosco, trovare una bella chinghiala selvaggia e di spassarsela tutto il tempo con lei, a fare le porcate, ovviamente.

In realtà, malgrado le sue fantasticherie di fuga, il maiale rimaneva sempre a sguazzare nei liquami del pavimento del suo porcile, letame e pappone, mischiati insieme, perchè il fango fa bene alla pelle si ripeteva, ovviamente. Le galline della fattoria, quando lo vedevano così assorto nei suoi pensieri di gloria, nelle sue fughe rocambolesche, nei suoi concorsi di bellezza a base di fango e merda, si mettevano stupidamente a ridere tutte insieme, almeno finchè non passava il gallo, ovviamente.

Un giorno però il contadino dimenticò la porta del porcile aperta, quasi per caso, d’altra parte il maiale non si era mai mosso dal fango, se non con la fantasia, ma i contadini zappano la terra, mica leggono il pensiero, ovviamente. Proprio quel giorno, però, per uno strano caso, il maiale si sentiva pronto per affrontare la sfida della libertà, scostò il catenaccio con il naso, poi si fece spazio con la testa e aprì la porta, per un attimo la luce del sole lo abbagliò, poi capì che quella luce era la luce della libertà, ovviamente.

Il bambino cominciò ad urlare “papà, nonno, il maiale sta scappando!”, poi in cinque o sei lo circondarono, lo legarono al collo con una corda e lo trascinarono in una stalla, lo legarono su un piano di legno, chi lo teneva per le zampe, chi stringeva le corde, le donne controllavano che i secchi fossero puliti, il più vecchio rifaceva il filo ad un lungo coltello, il bambino invece gli teneva per mano il codino, ovviamente. E qualcuno disse “proprio oggi voleva scappare, pare ste bestie lo sentono quando è il loro giorno”, ma il porco ormai non sentiva niente, era morto, ovviamente

Una volta macellato a dovere dal maiale si ottengono: salsicce, soppressate, prosciutti, capicolli, braciole, costatelle, salami, coppa, lingua, muso di porco, cotechin, zamponi, culatello, farine animali, pancetta, ciccioli, lardo e tante altre cose buone, ovviamente.


Technorati Tags: maiale, porco, storia, fine, terribile, ovviamente
Mar 08

Il giovane cervo

Un giorno un giovane cervo andò al mare, aveva due corna ben sviluppate, che lo facevano sentire grande, ed uno splendido mantello, che aveva perso le macchioline bianche che caratterizzano il pelo dei cervi ancora bambini: insomma da poco era diventato abbastanza grande da potersene andare in giro senza la mamma e aveva deciso di andare al mare, di cui tanto aveva sentito parlare dal suo amico Battista, il saggio gufo surfista.

Quando vide il mare rimase profondamente meravigliato, tanto era bello lo spettacolo che gli si mostrava dinnanzi agli occhi. Il riflesso del sole sull’acqua lo abbagliava e la vastità dell’orizzonte lo lasciava senza fiato. Senza pensarci due volte si precipitò tra le onde e qui a saltare, a tuffarsi, a fare capriole; ma il giovane cervo era ancora inesperto di cose di mare e un tuffo sfortunato gli fece rimanere le corna incastrate in uno scoglio sommerso. A quel punto cercò in tutti i modi di liberarsi, ma i suoi sforzi non sembravano dare alcun risultato e cominciava a mancargli l’aria, giacchè la sua testa era immersa nell’acqua.

Passò di lì Bernardo, il granchio Bastardo, che gli chiese: – Ti serve una mano?
– Si – rispose ingoiando acqua salata il giovane cervo.
E allora il granchio con le sue grosse chele, che sono le zampe d’avanti del granchi e sono come due grosse tenaglie, gli spezzò le corna.
– Non potevi sollevare un po’ lo scoglio? – chiese il cervo pensando alle sue povere corna spezzate.
– Non c’ho pensato – ribattè il granchio.

– Aiutami a tornare a riva – implorò il cervo – sono troppo stanco.
E lo era davvero, un po’ per gli sforzi che aveva fatto per liberarsi, un po’ per la paura che s’era preso, così il granchio lo tiro a riva, ma, così facendo, le sue chele lacerarono tutto il manto del cervo.
Quando furono a riva quello riprese un po’ fiato: – Non potevi spingermi, invece di tirarmi? – osservò riferendosi al mantello strappato.
– Non c’ho pensato – rifece il granchio.

Il giovane cervo cercò allora d’alzarsi e il granchio per aiutarlo lo spinse da sotto riempiendolo di sabbia e sporcandolo tutto.
– Non potevi stare più attento con la sabbia?
– Non c’ho pensato – disse il granchio.

Poi vide che il cervo sorrideva: – Perchè ridi ora che sei tutto sporco?
– Basterà che mi sciacqui e tornerò pulito.
– Si, ma perchè ridi ora che il tuo manto è tutto lacero?
– Prima della prossima primavera sarà più bello di com’era prima.
– Si, ma perchè ridi ora che le tue corna sono spezzate?
– L’anno prossimo ricrescerannoo più grandi di quelle che avevo.
– Si, ma perchè ridi?
– Perchè non sei uno scorpione!

Detto questo si sollevò sulle zampe posteriori, per ricadere pesantemente con quelle d’avanti sul guscio del granchio: – Vedi, se tu fossi stato uno scorpione, ora avresti potuto avvelenarmi con la tua coda ed uccidermi, ma sei solo un granchio.
E pigiò più forte, finchè il granchio non smise di respirare.

La morale della favola è: talvolta conoscere i propri limiti può salvarci la vita, ovvero, i buoni possono essere stupidi, i cattivi no.

Mar 04

Robin Hood derubato


Come al solito con un click si ingrandisce

Feb 25

Notte di stelle

Alatasair il dromedario ama viaggiare di notte, arrivato sulla sommità di una collina accende il fuoco e comincia a fumare la sua pipa.

Quella sera però arrivò accanto a lui il gufo Sonetto, quello che canta le ballate popolari volgari. “Oggi non suoni?” chiese Alatasair.
– No, non stasera. – rispose il gufo.

Rimasero in silenzio per un po’, ravvivando il fuoco, poi Sonetto chiese guardando in alto: – Tu sai leggere il futuro nelle stelle?
– Non esiste nessun futuro nelle stelle. E’ solo gas incandescente che brilla.
– E il destino?
– Nemmeno.

Rimasero ancora un po’ zitti a guardare il cielo. Poi il dromedario si piegò in avanti per curare il fuoco:
– Passami quel pezzo di legno.


Technorati Tags: dromedario, gufo, destino, racconto, racconti, storielle sconchiuse
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