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Archive for the ‘A Varsavia’ Category

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Dec 06

Sarà tre volte Natale

Questa non è una casa che si fa mancare nulla, inoltre siamo per il rispetto delle tradizioni di chiunque porti qualcosa di buono da mangiare (no tofu, please). Così all’avvicinarsi della fine dell’anno comincia il conto alla rovescia per i regali e le solite manfrine, cosa vuoi? no, niente, non lo so, non mi manca nulla, costa troppo, poi vediamo, magari quando avremo più soldi, l’anno scorso era stato più facile, l’affettatrice (1).

La prima occasione è il 6 dicembre, cioè oggi, che è San Nicola, e in Polonia è occasione per fare dei regali ai bambini. Ancora non ho capito se è più importante del Natale, ma essendo San Nicola il Santa Claus delle bottiglie della Coca Cola posso presupporre che le due figure siano più o meno interscambiabili e che, come al solito, il marketing abbia sconfitto la tradizione.

Il regalo per me di quest’anno l’abbiamo trovato l’altra sera da Tesco, mentre eravamo lì non ricordo per cosa. E’ tardi e non ho la forza di tirarla per le lunghe, vi basti sapere che se portate le birre io il bersaglio (elettronico) per giocare (16 giochi diversi) a freccette adesso ce l’ho. Bisogna solo che trovi la ricetta per il pollo impanato nei corn flakes e poi posso cominciare a stampare i sottobicchieri di mucio.net.

1 Ogni emigrante che si rispetti ha il sogno di poter ripetere in scala in casa sua quello che trova al supermercato vicino casa sua, non avendo un banco salumi si accontenta di portarsi un trancio di prosciutto o un chilo di parmigiano, non potendo competere con il reparto vini, sogna di poter avere una cantina propria, non potendo contare sulla bancarella di fiducia per frutta e verdura al mercato è costretto a giocare d’incastro nel freezer.

Nov 10

Quella con la minigonna non c’entra nulla

Oggi ero alla fermata del tram dove cambio per venire in ufficio e giocavo a solitario sul cellulare. Non ditemelo, ho un cellulare da 400 euro e ci gioco il gioco più stupido di windows, ma alle nove di mattina non potete chiedermi troppo. Comunque ero a questa fermata e aspettavo il tram, sotto la pensilina c’era una barbona con un pile blu che sistemava dei giornali in dei sacchetti di plastica e una tipa che fumava. Poco più in là c’era anche una che con meno di dieci gradi aveva addosso solo delle calze scure ed una minigonna inguinale fatta di pannolenci o qualcosa del genere, ma questo c’entra poco.

Perdo un attimo a guardare questa tipa che fuma, perché come dicevo ero ben poco lucido, che improvvisamente la barbona lancia un urlo aquilino, se avete mai associato un timbro vocale alla parola megera questo è il momento buono per farmi risparmiare una lunga e difficoltosa descrizione di una voce orribile. L’unica cosa che ho capito è stata “Erk lei”, ma sto facendo progressi col polacco, e poi la tipa che fumava si è alzata.

In Polonia è vietato fumare sotto le pensiline delle fermate, mentre si può nei locali, l’estate di due anni fa avevano anche fatto un po’ di comunicazione non convenzionale per questa cosa, avevano sparso della terra accanto alle pensiline e ci avevano messe delle piante, qualcosa del tipo il verde contro il fumo o cose del genere. Penso che la barbona con il pile si lamentasse di questo.

Poco dopo è arrivato un tram e sono salito, dopo di me è salita la barbona che, con i suoi sacchetti, si è andata praticamente ad appoggiare addosso ad una coppia, così il ragazzo si è alzato e le ha ceduto il posto.

Poi la signora si è seduta e ho visto che aveva degli occhi di un blu che non avevo mai visto prima.

Oct 16

E poi è salito quello con le scarpe bianche

E poi è salito questo tipo, io non è che stessi troppo bene, ma lui era davvero impresentabile, testone da re leone con crine irsuto e barbone, tipo Messner, quello di altissima, purissima, va caca, ma con i capelli più lunghi, occhi azzurro non propriamente lucido, pantalone che non ricordo, ma oscido giubetto celeste carta da zucchero e poi le scarpe, qualcosa di mai visto prima, bianche, ma non bianche di più, praticamente come se nel tram dove stavo fosse esplosa una supernova.

Ora io stavo leggendo Tibor Fischer, perché Saramago l’ho finito e sinceramente dopo sei birre ritentare l’avventura di prendendermi di nuovo a cornate con il Pasticciaccio mi sembrava eccessivo, chi ha letto Fischer sa che tende a tenerti attaccato alla pagina, a costringerti a finire la frase, il paragrafo e poi a ricominciare subito con il successivo, ditelo come volete, io malgrado il mal di testa da casa al centro avevo letto una ventina di pagine, carta moschicida Fischer dovevano chiamarlo, finché non c’è stato più verso di leggere, se abbassavo lo sguardo c’era questa bestemmia gridata in faccia allo sporco e a qualsiasi sfumatura di grigio, inutile voltarsi, sembrava che quelle scarpe illuminassero il resto del vagone e gli occhi tornavano sempre lì, maledetti, maledetto lui e le sue scarpe.

Fortuna che dovevo fare solo due fermate prima di arrivare in ufficio.

Oct 13

C’è sempre una bionda con il cappotto rosso che passa

Oggi sono andato a mangiare un kebab un po’ più in là. In questo posto, ci sono due kebab uno accanto all’alto che si fanno concorrenza da anni, uno pare sia turco e l’altro greco o uno turco e l’altro arabo o cose del genere, ogni tanto uno dei due ha la fila e l’altro no, è una cosa un po’ curiosa, di solito quello che ha più fila è quello dove compro, oggi stranamente era quello vuoto.

Avanti al banco delle ordinazioni oggi c’era un tipo strano, con i capelli all’indietro e qualche catenazza d’oro, dietro al banco un pelato sulla cinquantina, con il fisico da strongman, di quelli che corrono con un quarto di bue in spalla, abbattono gli alberi a testate e lanciano i ragionieri dall’altra parte del fiume, d’accordo questo non è sempre vero, per questo che si usano ragionieri che sanno nuotare.

Ho ordinato il mio kebab con le dodici parole di polacco che so, però se devo dire la verità mi sono un po’ impressionato col pelatone, sì perché, vicino ai menù kebab e cocacola di questo posto, c’è anche un articolo di giornale, plastificato e retroilluminato, con un signore arabo vestito in giacca e cravatta che vende i kebab, che parla di quanto è stato bravo questo signore ad aprire un kebab lì e ad avere successo in Polonia. Credo che ai polacchi che emigravano piacesse questa idea di uno che emigra da loro e fa i soldi, come se la gazzetta eschimese pubblicasse un articolo su uno di loro che si è comprato un frigorifero, visto che non fa così freddo se c’è chi si compra un frigo.

Comunque lo strongman del kebab un po’ mi metteva in soggezione, così ho preso un kebab con il panino e non con il pane arabo, di solito prendo il pane arabo perché il panino è più spesso e fin troppo ingombrante e non mi piace mangiare il kebab con la forchetta, alla fine però oggi mi è toccato e non mi sbagliavo quando lo evitavo, alla fin fine era solo del pane vecchio cotto in un forno elettrico e scaldato al microonde.

Mentre stavo lì ad aspettare che il cinese all’interno mi facesse il kebab, e il tipo con le catene d’oro decidesse per quale motivo era lì appoggiato al frigorifero, è passata una bionda con un cappotto rosso, a Varsavia c’è sempre una bionda con il cappotto rosso che passa, questa era alta, carina e stava mordendo una mela. Allora il tipo del kebab ha detto l’unica cosa che si potesse dire in quel momento. Smacznego (1).

1 Buon appetito

Aug 12

Tornando a casa qualche giorno fa

cena_nello_scantinato

A me che Jan Kowalski e i suoi organizzino cene nello scantinato del palazzo non dispiace, l’importante è che poi mettano a posto, spengano la luce e, quale che sia l’ultimo, chiuda la porta.

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