Di cosa parliamo? ma del “pucciosissimo” blog momicchipuccio.splinder.com, un blog attivo dalla fine del novembre scorso e che per molti naviganti della rete è diventato, per il linguaggio utilizzato e gli argomenti trattati, un po’ il simbolo, in negativo o in positivo, della cosidetta SMS generation.
Gli argomenti principali del blog, infatti, sono soprattutto i problemi e le passioni della sua proprietaria che si firma MustumuChan, la scuola, i fumetti giapponesi, le compagne di classe, gli idol giapponesi (cantanti usa e getta che durano un anno in classifica e poi spariscono). Tutto quello che può interessare una ragazzina tra i quindici e i diciotto anni sospesa a metà tra la realtà di tutti i giorni, le sue fantasie e il mondo di internet.
Il tutto scritto in un linguaggio che liquidare come sgrammaticato è semplicistico, in realtà MustumuChan utilizza tutti gli accorgimenti tipici della scrittura abbreviata da sms, “k” al posto del gruppo “ch” o addirittura della congiunzione “che”, “x” al posto di “per”, anche all’interno delle parole, quindi “spero” diventa “sxo”, fa un forte uso di smiley o faccine, mutuandone però delle modifiche grafiche dall’iconografia manga, condisce il suo lessio con parole inglesi e giapponesi, inventa neologismi nippo-italiani e soprannomi giapponesi per le sue amiche.
Vi chiederete perchè siamo qua a parlarne, semplicemente perchè momicchipuccio.splinder.com non è quello che sembra. No, nessun colpo di scena da film horror, nessun mostro dalla faccia scarnificata e le orbite vuote che viene fuori da dietro il sipario rosa zuccherino, la soluzione è un’altra e molto più complessa ed interessante.
Il blog momicchipuccio.splinder.com è un progetto del GSMblog, il Gruppo di Studi Multidisciplinari sui blog delle università di Bologna, Roma e dell’università della Tauride, in Puglia. L’idea secondo i ricercatori di queste università era quella di creare un blog che fosse un laboratorio dove far confluire e sperimentare i trend più recenti di comunicazione e di costume.
Il professor Antonio Minchini, docente del corso di Tecniche e Tecnologie dei Mutamenti dei New Media dell’università di Bologna, ci spiega come è nata l’idea di utilizzare un blog: “è importante oggi, per intuire dove stanno andando i media, riuscire ad osservarli anche dall’interno, i blog hanno cambiato il modo di rapportarsi ad internet, soprattutto dei più giovani. Mentre dieci anni costruirsi la propria homepage era qualcosa di riservato agli smanettoni, oggi anche una ragazzina di tredici anni, senza conoscere nulla di programmazione, può aprire un blog in pochi minuti.”
Ma che vuol dire, chiediamo ancora al professor Minchini, che è cambiato il modo di rapportarsi ad internet? “Ora è tutto più dinamico, panta rei, una volta le pagine web personali era statiche, delle specie di bigliettini da visita, si poteva giusto spedire un’email al proprietario del sito. L’interazione era limitata. I blog invece sono aggiornati di continuo, la pagina muta e chi la visita è invitato a tornare, a lasciare rapidamente un commento. Inoltre è cambiato anche il modo di rapportarsi, di incontrarsi, sono molto frequenti i raduni di blogger, gli incontri, anche gli eventi durante i saloni del libro o in altre occasioni, per così dire, mondane.”
A curare i testi e i contenuti di momicchipuccio sono un gruppo di sei ricercatori, che quotidianamente si occupano di ricercare i materiali in rete, le immagini, i filmati, inventare nuovi avvenimenti per la vita di Mustumu (chan è una particella che i giapponesi fanno seguire al nome dei familiari o degli amici più cari), poi il lavoro più faticoso è quello di scrivere il tutto con il linguaggio di cui dicevamo poco sopra, cercando sempre di rimanere coerenti.
La professoressa Ifigenia De Bortoli, da anni titolare della cattedra di Sociologia del costume dell’Università della Tauride, che l’anno scorso è stata anche ospite al My-bit di Seattle, proprio ad un incontro tra blogger americani e studiosi universitari, ci conferma la bontà dell’esperimento e del lavoro svolto: “la nostra ricerca ci sta rivelando dei dati molto interessanti, di certo il linguaggio di Mustumu è perfettamente comprensibile per le sue coetanee, che però nei loro blog continuano a preferire l’italiano che studiano a scuola. Abbiamo poi notato che anche in Italia ci può essere un seguito per un gruppo di cantanti giapponesi, a dimostrazione che le tecniche di marketing utilizzate dalle case discografiche sono senpre le stesse, funzionano in Giappone come in Italia.” Insomma tutto il mondo è paese.
Il lavoro del GSMBlog non si limita al progetto momicchipuccio, un altro gruppo di ricercatori si occupa di seguire gli andamenti degli accessi ad alcuni dei principali siti della blogosfera italiana e degli aggregatori durante eventi mediatici come i duelli elettorali in tv o per i casi di cronaca che fanno maggior scalpore, mentre sta partendo proprio in questi giorni un nuovo macrostudio per fare una mappatura completa della blogosfera italiana per capire dove e chi siano i siti e i personaggi di riferimento di questo mondo, uno studio che, visti i numeri dei blog italiani, potrebbe iniziare a far gola a più di un’agenzia pubblicitaria.
Ma ‘sta gente non aveva di meglio da fare? Voglio dire, più che da una quattordicenne, sembra scritto da un pugno di idioti. K e quanto altro ok, ma hai mai visto in un blog \”quetta\”? Io no, e ringrazio il cielo :)
Ps il fatto che i commentatori di blog non vogliono fare a botte non significa che diventino pecore belanti ;)
Beh, a parte che il lavoro è solamente uno stage, ma poi: tra 10 anni ancora loro? Io emigro !!!
é vero…tempo fa ho letto su focus un’ intervista alla prof Giocasta Del Pezzo (uni roma) sullo stesso progetto…
hai infinocchiato persino fulvia leopardi, stavolta.
altro che koala, hai alzato il tiro.
La mia povera cultura classica, fortuna che c’è Maedusa
;)
ma LOL!!!
questo post è in buone mani?
xDDDDDDD però ci si casca! Ottimo fake *.* Compliments! Anch io voglio fare ricerche così xD
SMS generation
Tutti si preoccupano del fatto che l’umanità potrebbe estinguersi per via del surriscaldamento globale o delle guerre nucleari.
Ma siamo sicuri che, invece, non ci penserà molto prima una incontrollabile e improvvisa microvariazione termica del…