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L\’ultima riunione dei poeti maledetti (Pape Satan Pape Satan Mannaggia-San)

Posted in Straparlare. on Monday, September 12th, 2005 by Mucio
Sep 12
Su invito di Baudelaire i poeti bohèmien si sono reincontrati in un caffé di fine secolo, chiamato con sarcastico spirito decadente Il ritrovo dei vincitori. I protagonisti di questo incontro, tutti piuttosto noti alle cronache mondane, ma ancor più ai compendiari di letteratura e filosofia in uso nelle scuole, italiane almeno, avevano deciso di vedersi malgrado l’ora tarda, per condividere vecchie e nuove esperienze di vita.

Baudelaire, vero mattatore della serata, si è presentato in un perfetto completo da festa di palazzo, salito sulla carrozza scoperta dell’amico Villon, ha arringato alcuni popolani raccolti davanti alcune osterie di bassa lega gridando “Italiani, popolo di pantofolai”, parola colta e sconosciuta a cotali sozzi che l’anno scambiata per un insulto. Come si sa il popolino greve è aduso al “zuoccolo” di legno e non alla pantofola di feltro. Non domo e deciso a punire l’incolta insolenza, l’amico Bodò, com’è chiamato nell’ambiente, si è travestito da papa e ha benedetto gli stessi popolani che prima l’avevano insultato, questi, pecoroni, si sono prostrati al suo passaggio, per poi venire sbeffeggiati a loro volta dal poeta che si rivelava. Poi la corsa nella notte con Baudelaire ancora sporto con il busto al di fuori della carrozza, mentre Villon frustava i suoi cavalli finchè l’ebbrezza della velocità e dell’assenzio non lo convincevano a rientrare nell’angusta cabina.

Al ritrovo erano in molti a non vedersi da tempo e molti altri non si erano mai conosciuti, sempre Baudelaire era l’amalgama della serata proponendo dei suoi inediti componimenti ispirati da una meretrice olandese conosciuta e pagata questa estate invitato da un amico della casata D’Orange a visitare i suoi possedimenti. Riporto un verso di uno dei più belli, composto dopo un momento di estasi, per nulla platonica, ma che Platone avrebbe approvato, se non ricordo male il verso suonava all’incirca “How much without condom?”, una domanda che il poeta pone alla donna simbolo della società che cerca di proteggere, ma finisce per frustrare le velleità di piacere dell’uomo, una domanda che ognuno dovrebbe rivolgere a se stesso e alla propria vita quando si trova a fare delle scelte “quanto si è disposti a rischiare per ottenere ciò che piace? ciò che si vuole?” Una domanda che spesso, ha una risposta che già si conosce “italiano trenta euro.”

Grande scontento con la sua assenza ha destato il paggio di corte dell’imperatore, che in un paese che è repubblica da decenni risulta essere una figura insolita e senza un perchè, nel tentativo di dissolvere tali nebbiose incoerenze l’amico Rimbaud ha provato a contattare il paggio, ma malgrado il passare degli anni, quegli conserva ancora l’abitudine di staccare la propria linea telefonica dopo il tramonto per evitare importuni individui che amano tormentarne i sonni.

Non ricordo come si arrivò al fatto, ma Carl Marx comunicò a Villon a quel punto della possibilità di una ritorsione violenta da parte del Raiss di Bagdad, nel caso in cui avesse letto i suoi versi nei quali riportava il nome del sultano mediorientale accompagnato dalla minuziosa descrizione delle sue perversioni oniriche venute alle orecchie del poeta tramite una serie infinita di passaparola di servi di palazzo.

Il comunismo misogino elaborato da Baudelaire suscitò vivo interesse in tutti gli invitati, massime come “la donna che si paga meno è quella che si paga subito” furono subito scritte su fogli di carta strappati sui quaderni dei commensali e poi bruciate nel camino centrale della sala in cui erano affinchè le idee di Bodò, com’è chiamato nell’ambiente, si diffondessero per la città. Questo finchè non rivelò alcuni suoi trascorsi con il paggio di corte dell’imperatore e all’ora si iniziò a capire qual’è l’ambiente da dove viene Bodò.

Da segnalare anche la mancanza del Verlain impegnato a condurre in campagna la donna a cui deve ogni possibilità di sfogo, da quando la sua squadra di pallacorda ha dovuto abbandonare l’agone sportivo a causa di poco chiari maneggi di corda e di soldi. Parlando di Verlain è venuta alla luce una strana storia, riportata con veemenza da un giornale cittadino alcuni anni prima: durante una notte alcuni pezzenti senza un barlume di speranza, ma con lame d’acciaio di quindici centimetri, ebbero l’idea di sfidarsi a “vediamo chi so io e chi si tu”, confronto che si basa sulla dialettica classica per i primi 9 secondi per poi passare alle mazzate contemporanee subito dopo. Un brillante giornalista locale, probabilmente anche lui intimo conoscitore del paggio di corte dell’imperatore, scambiò il nome dell’accoltellatore con il cognome della nonna di Verlain e, ritenendo logico che chi vuole accoltellare qualcuno non ha posto migliore per farlo che non sotto casa, citofonò alla efferata nonnina, che pensando ad uno scherzo o al paggio, sempre lui, riattacco la cornetta. Il giorno dopo cubitali caratteri annunciavano “Incredibile! L’accoltellatrice ci attacca il citofono in faccia.”

La serata fu inoltre condita da dotte citazioni sulla filosofia di Diogene, che Baudelaire ricordò come “Il cane” intento a cercare l’uomo vestito con una botte, ma soprattutto per la salace risposta che diede a chi lo accusava di masturbarsi in pubblico “Come se potessi togliermi la fame solleticandomi lo stomaco”, ovviamente l’argomento della masturbazione in pubblico fu introdotto sempre dal ricordo della figura del paggio di corte dell’imperatore.

Improvvisa come un lampo arriva la stretta di mano tra Baudelaire e Rimbaud, che si compliementa con il primo per la conoscenza toponomastica della città, infatti non gli sfugge il nome di una stradina secondaria della parallela della tangenziale e porta un nome antico, dal significato nienta affatto allegorico, perchè per via scapezzaciuccio, qualche ciuccio sicuramente si sarà scapezzato.

Alla fine la compagnia dovette sciogliersi e Baudelaire, mentre si allontanava per andare a sfamare gli ultimi appetiti, ci lasciava con questo pensiero sul quale riflettere “la vita è tutto quello che viene prima di una scopata, e pure dopo se si sta attenti.”

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6 Comments

  1. Broadway9 on September 12th, 2005

    Quel villano del paggio di corte continua a non essere aduso alle buone maniere. Tra qualche giorno proverò a contattarlo noccando con insistenza alle mura della sua residenza…
    Firmato: A.Rimabud

  2. Broadway9 on September 12th, 2005

    Pardon, più che tra qualche giorno….TRA QUALCHE NOTTE

    Firmato: Sempre A. Rimbaud

  3. mucio on September 12th, 2005

    Sono contento io, per lui.

    Villon

  4. Ex Dj Bat on September 12th, 2005

    Com’è bello l’eloquio, ciò che fa rivivere chi ha vissuto e vivere chi non ha potuto farlo… La libertà passa anche dal rinforzo di un ricordo che bussa alla porta del cervello. Nel caso del paggio, l’assenza di cervello impone un bussare reale alla sua porta. Ma questa sarà un’altra storia, un’altra notte, un’altra emozione, una nuova vita.
    Baudelaire (Bodò)

  5. mucio on September 14th, 2005

    Grazie per le belle parole e per l’apprezzamento, grazie anche per la futura sortita alla porta del paggio

  6. ringhio 78 on September 14th, 2005

    Testo commovente. La prossima volta di certo non mancherò!
    Verlain



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