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Posts Tagged ‘vodka’

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Aug 26

Dialoghi del cugino

– Ciao.
– Ciao.

Versione di lui: sono andato con mio cugino in un locale a bere la vodka, lì c’erano due ragazze, quando quella più brutta è andata in bagno ho guardato l’altra che mi ha detto una cosa che non ho capito, allora le ho detto “ciao” e anche lei “ciao” e poi eccetera eccetera. Te lo giuro era troppo bona.

Versione di lei: ero con Asia da Perx e ci si sono seduti vicino questi italiani, quello brutto era con la ragazza, che era polacca, l’altro era molto carino, poi Asia è andata in bagno e lui mi guardava. Allora ho detto qualcosa in inglese, ma lui non ha capito, però mi ha detto “ciao”, anche io ho detto “ciao” e poi eccetera eccetera. Era tutto vestito firmato.

Lui potrà raccontare agli amici che è stato con una polacca, lei che è andata con un italiano.

Dieci minuti dopo eravamo a prendere vodka al miele nel locale accanto.

Apr 16

Succhi di frutta

Sono tornato a Varsavia e sono stato un po’ impegnato per preparare la trasferta negli Stati Uniti e Ola che ha deciso di ammalarsi nei dieci giorni che sono qui.

Comunque. Non so se ne ho già parlato, ma in Polonia come in altri paesi nordici, nella birra a volte si aggiungono degli sciroppi, ad esempio lo sciroppo di lamponi o una strana miscela di spezie e altre robe. A me la birra con lo sciroppo di lampone piace molto, ma finché lo bevevo quando uscivo solo con Ola non mi ponevo il problema, la prima volta che siamo usciti con i suoi amici, prima di ordinare, mi è venuto il dubbio che la birra con lo sciroppo di lampone, sarà per il fatto che diventa più dolce o perché diventa di colore rosa, forse non è propriamente una bibita virile.

Oggi, a questo proposito, ho imparato una nuova cosa su cosa si mette nella birra. Riporto le testuali parole di un collega, traduzione dall’inglese mia.

La Vodka è l’unico succo che un vero uomo beve (aggiunto alla birra)

Jan 14

Vodka lo sapevate che… dovevate chiedere a un polacco?

Rispondo ad un post sulla vodka che ho letto sul blog Psiche e Soma, blog che propone ricette per una vita migliore; rispondo perché vivendo ormai da un po’ di tempo a stretto contatto con i polacchi e con una polacca in particolare devo purtroppo dissentire su quasi tutto.

La Vodka è una di quelle cose che abbiamo in casa che può avere tantissimi usi (con effetti molto più salutari di quelli che si ottengono solo ingerendola!).

Ve ne elenco una decina:

Partiamo dall’inizio, la vodka è una di quelle cose che se l’abbiamo in casa vuol dire che stiamo per fare una festa o invitare degli amici a bere qualcosa, quando è in bottiglia, se l’abbiamo ancora in casa dopo la festa è perché qualcuno l’ha rovesciata o peggio.

Se chiedete a un polacco, la vodka davvero può avere tantissimi usi, ma tutti passano dalla sua ingestione più o meno rapida. Non ci credete? vediamo che dice Daniele e vediamo che dicono i polacchi.

1. Per rimuovere un cerotto senza dolore, bagnatelo con della vodka: si scioglierà la sostanza adesiva e non succederà nulla alla ferità (al massimo brucerà un po’ se non si è ancora cicatrizzata)

Per rimuovere un cerotto senza dolore, bevi prima qualche bicchiere di vodka, non sentirai nulla e della ferita ti importerà ancora meno.

2. Per togliere le incrostazioni dalla rubinetteria. Riempite uno spruzzino con della vodka e spruzzatela direttamente sul calcare. Aspettate 5 minuti prima di risciacquare e il gioco è fatto! L’alcool presente nella vodka ucciderà i germi e le muffe e scioglierà il calcare.

Dopo qualche bicchiere di vodka il bagno non sarà più un problema per voi e quando vi parleranno di rubinetteria penserete che vi stiano raccontando qualcosa di molto divertente con almeno un doppio senso osceno e riderete.

3. Per per pulire i vostri occhiali, puliste semplicemente le lenti con un panno soffice, pulito e inumidito con della vodka. L’alcool presente vodka pulisce il vetro ed uccide i germi ed eviterà l’appannarsi delle lenti

Tutti lo sanno, dopo qualche vodka si vede meglio, si vede la parte migliore delle persone che ci circondano, gli amici sono più simpatici, le ragazze più carine e ben disposte nei vostri confronti, a patto naturalmente che stiate condividendo la vodka.

4. Prolunga la durata dei rasoi riempiendo una tazza di vodka e lasciando la vostra lametta a bagno nell’alcool dopo la rasatura. La vodka disinfetta le lametta ed evita l’arrugginimento.

Questo è vero, dopo un paio di vodke vi passa la voglia di farvi la barba e pensate che così un po’ selvatico piacerete ancora di più alla vostra partner attuale o che incontrerete di lì a poco, alle donne piace il maschio che non ha paura di esserlo. Il vostro rasoio sarà ancora lì ad attendervi dopo qualche giorno.

5. Spruzzate della vodka sulle macchie di vino, sfregate con uno spazzolino e aspettate che la macchia si secchi prima di lavare il capo.

Certo, aspettate che si secchi la macchia, ma non la vostra gola, frattanto però se dopo aver fatto cadere il vino, farete cadere anche la vodka, qualche vostro amico vi toglierà di mano la bottiglia e per il resto della serata ci penserà lui a versarvi da bere. Non fatene però cadere troppa o l’effetto potrebbe essere opposto.

6. Usando una cotton fioc applica della vodka sul tuo viso come astringente per pulire la pelle e per stringere i pori.

Usando un cotton fioc e tagliandone le estremità sentitevi il MacGyver della festa e fabbricatevi delle cannucce per i vostri cocktail a base di vodka. Siate creativi la vodka è lì per questo.

7. Aggiungi un cicchetto di vodka (45 ml circa) ad una bottiglia di 400 ml di shampoo. L’alcool pulisce il cuoio capelluto, elimina le tossine dai capelli e stimola lo sviluppo di capelli sani.

E questo che razza di cocktail sarebbe? Ascoltate me, se ti vuoi fare uno shottino di vodka riempi mezzo bicchierino di sciroppo di lampone, l’altra metà di vodka versandola lentamente e senza far mischiare le due bevande, due o tre gocce di tabasco e butta giù. Qui lo chiamano cane pazzo, lo sentirai dalla gola al cuoio capelluto.

8. Riempi con della vodka uno spruzzino e spruzzala su api o vespe per ucciderle.

Sinceramente ci sono dei modi migliori di usare la vodka di usarla per lavare vespe e trerruote. Ovviamente dopo aver bevuto qui non è permesso nemmeno andare in bicicletta.

9. Versa mezza tazza di vodka e mezza d’acqua in un un sacchetto per il freezer. Congela il tutto e usalo come rimedio per dolori alle giunture o per un occhio nero…

Della vodka come anestetico ne abbiamo già parlato, anche io ti consiglio di conservarla in freezer, ma senza diluirla con acqua e potrai poi usarla non solo per i dolori delle giunture, ma anche per quelli di cuore o esistenziali.

10. Metti in un vasetto di Nutella vuoto dei fiori di lavanda freschi e riempi il tutto con della vodka, chiudi bene il tutto e lascialo al sole per tre giorni. Filtra il liquido con un colino e applica la tintura così ottenuta su zone doloranti del corpo.

Se proprio vuoi bere della vodka con delle erbe non affidarti a ricette casalinghe trovate su blog italiani, ma cerca qualcosa di meglio online sui siti in polacco o russo. Se comunque non vuoi faticare, non hai tempo o non hai esperienza in materia affidati ai profesisonisti, esistono in commercio molte vodke aromatizzate, alcune dolci, altre meno, va detto però che in Italia si trovano difficilmente, la vodka in Italia si beve principalmente nei cocktail, quasi mai liscia, ovvio però che non ti lascio appeso così, se sei interessato a vodke particolari ti consiglio di scrivermi in privato.

E io che la bevevo solamente…

Caro Daniele mi spiace contraddirti ma la vodka non sta lì per farsi bere, ma come dicono i polacchi, per farti una pezza.

Aug 20

La discussione si fa animata

C’era da aspettarselo, non siamo nemmeno a Kutno, famosa per la sua stazione cantata da Kazik Staszewski, detto l’artista, come “così sporca e brutta che ti fanno male gli occhi”, che la birra comincia a scarseggiare. Così Hans, Fritz, Kunz, Patrik e Poropoppo si guardano negli occhi e aprono le ultime lattine, con la speranza che il treno faccia più in fretta gli ultimi chilometri, ma visto che il destino va aiutato, per accelerare la ripartenza Hans e Fritz buttano giù dal treno una coppia di fidanzatini che voleva andare in campeggio a Danzica, mentre Kunz tenta di prendere il fischietto o, alternativamente, di baciare un capostazione con dei baffi alla Federico Guglielmo che gli ricordano tanto il suo primo amore. Partito il treno da Kutno Patrick ha un accenno di colpo di sonno, apre gli occhi dopo un attimo di troppo, così da ritrovarsi quelli degli altri quattro puntati addosso, la sfortuna vuole che poco prima abbia tirato fuori il portatile per far vedere agli amici le foto di qualcosa, alla fine l’hanno usato come tavolino, malgrado ci si aggrappi con le unghie domattina lo denuncerà come l’ennesimo furto ai danni di un tedesco sulle ferrovie polacche.

Neanche il tempo di piangere l’HP che arriva Lech, sulla cinquantina portata male, cintura slacciata e mutande a righe in cinemascope per le signore sedute lato corridoio, cantando arrangiamenti tristi di canzoni per le squadre di calcio di Varsavia e ovviamente ubriaco come una botte di acquavite. Purtroppo non si capiscono, Lech è ubriaco di Vodka, loro di birra, non solo non c’è la scintilla, ma i giovanotti tedeschi si intimoriscono e tirano le tendine per coprirsi. Lech allora cerca di convincerli a prenderlo con loro avvilendo ulteriormente musica e testi del suo repertorio e continuando a spogliarsi. Monumento al dolore cosmico quando con i pantaloni alle caviglie, le mutande alle ginocchia si prende tra le mani l’appendice mormorando “bello di papà apri gli occhi, apri gli occhi.”

Questo mentre accanto passa un giovanotto improfumato di acqua di colonia scadente, camicia celeste e gilet di lanetta blu scuro, che sballottando i suoi centotrenta chilogrammi, va avanti e indietro per il treno non vedendo l’ora di arrivare a Varsavia, finalmente, per incontrare uno di quei ragazzetti ucraini o rumeni che per pochi euro escono dalle grazie del Signore, cattolico o ortodosso che sia.

Andati via gli ultimi arrivati i tedeschi riprendono coraggio, prima qualche urlo sguaiato, poi prendono Patrick e lo usano come ariete contro il vetro, prima, come tappetino, dopo, infine cominciano a cantare pur non potendo più andare a ritmo ed articolare suoni più complessi di una lallazione ebete.

Ad un certo punto la tipa nel mio scompartimento, che appena partiti ha importunato una coppia di giovani svedesi in viaggio per vedere le meraviglie della vecchia Europa raccontandogli la sua vita di madre single con un “friend, boyfriend” a Berlino anche lui con figli, che si vedono ogni quattro settimane un weekend, che lei fa la costumista, che viaggia, che fa, che Varsavia così e Cracovia così, che non ho capito che cosa facessero i due svedesi, a parte lei con i rasta biondo sporco era forse fotografa, ma già segnata da un’esperienza in una spiaggia per lesbiche dove, unica nana sovrappeso, aveva maturato la convinzione che se doveva fare del male a qualcuno concedendo le sue grazie l’avrebbe fatto con degli uomini, perché il cazzo continuava ad esercitare un fascino particolare, soprattutto quando ne aveva tra le mani uno ormai inutile e la bocca piena che tratteneva un colpo di tosse prima di buttare giù la soddisfazione della sua vittoria, lui era di quelli che provano con le battute ad essere simpatici, ma non lo sono, nè hanno bastante cattivo gusto da risultare sgradevoli, capello giallo, occhio azzurro e cappellino di paglia, sarebbe finito per essere uno di quegli svedesi alti, bianchi e rigidi che vivono novant’anni nelle statistiche della UE e poi muoiono in qualche modo pulito.

Gli svedesi sono scesi da tempo e la tipa prende ad attaccarci con domande a cui non vuole risposta (che numero hai di scarpe?) e rispondendo a questioni postele dall’uomo invisibile, capendo che non le stiamo dando spago e sentendosi per questo a disagio si alza, sistema le sue cose nella borsa e nella valigia e dopo averci chiesto di guardargliele esce nel corridoio, si solleva la gonna sui fianchi e dopo essersi guardata intorno si abbassa rapidamente le mutande, poi con passo deciso apre la porta dello scompartimento dei tedeschi e con un inglese febbricitante annuncia “prendetemi e fatelo.”

Per qualche minuto si sentono solo dei suoni sordi e privi di umanità, intervallati da urla gutturali e qualche frase bisbigliata in tedesco che forse è la cosa peggiore. Hans ad un certo punto urla qualcosa che significa che il controllore sta arrivando, rumori confusi, voci in polacco, tedesco, inglese e russo, poi la tipa si ripresenta al nostro scompartimento,ha un occhio livido e semichiuso, il labbro superiore gonfio, la camicetta aveva perso alcuni bottoni e una manica è strappata, quando apre la porta una puzza di piscio la precede, la gonna bagnata le aderisce sulle cosce mentre si siede in silenzio, guardando fisso davanti a sé con l’occhio aperto che sembra star vivendo qualche esperienza mistica e un sorriso compiaciuto.

Intanto i controllori sono dai tedeschi che di fronte alle autorità reagiscono estraendo i biglietti e, malgrado l’alcol, cercando di avere un comportamento decoroso, fino a quando uno dei controllori non dice qualcosa in polacco che i tedeschi non devono capire bene, poiché attaccano a cantare qualcosa di temibile come un punk-rock anni ottanta tirolese. I polacchi gli chiedono di smettere per carità cristiana della Madonna nera di Częstochowa, i tedeschi alzano ancora di più la voce ed è allora impossibile capire quando i controllori chiamano i rinforzi, la discussione si fa animata e dopo poco sentiamo chiaramente uno dei tedeschi chiedere pietà, poi qualcosa di grosso passa velocemente davanti al nostro finestrino e si perde nella notte. Però a quel punto la puzza nel nostro scompartimento è tale che prendiamo le nostre cose e usciamo in corridoio, fianco a noi appaiono quattro controllori che si fregano le mani soddisfatti e si raccontano e si complimentano tra loro, e uno sta proprio dicendo ad un altro “e siamo arrivati proprio quando quello grosso stava cacando in faccia a quella” mentre noi chiudiamo la porta del nostro scompartimento e vediamo che la tipa, che ha sentito tutto, ha ora un ghigno di trionfo sulle labbra.

Mucio

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