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Sep 14

La volta che andai al pub con degli sconosciuti

– Se volete ancora un goccio di birra offro io?
– Be’ un goccio a questo punto non mi cambia niente.

Stordimento, ora se te ne andassi io scriverei della serata di ieri.

Sono in Italia per una settimana con la voglia di vedere un po’ di amici e recuperare i mesi di quasi asocialità varsaviana, non che io non abbia i momenti in cui voglio stare da solo, anzi di carattere me ne starei in casa dalla mattina alla sera a giocare a Civilization e a guardare molto concentrato frigo e dispensa nella speranza che il cibo si cucini da solo, il miglior amico dell’uomo solo è la piadina, a differenza di un panino gli fa credere che stia mangiando qualcosa di più.

D’altra parte è anche vero che, proprio per come sono fatto, io devo vedere gente, uscire e fare cose con altre persone, perché altrimenti mi concentro troppo su me stesso, e non ne vale la pena, e poi ho bisogno degli altri per ricaricarmi, per scaricare tensioni e stress (quanto ci piace chiacchierare) e per riprendere equilibrio. E poi c’è sempre quella faccenda del pubblico, e mi piace troppo.

Torniamo a ieri, anzi un po’ prima, settimana scorsa per la precisione, quando prendo in chat due amici di Parma e gli chiedo se gli va di vederci lunedì sera, visto che sono lì dai miei. Sì, sì, bello vederci, anche noi non ci vediamo mai, possibile che dobbiamo vederci solo quando vieni tu? Possibile? alla fine nemmeno quello direi. Ieri mattina prima l’uno, poi l’altra defezionano, così si rimanda una mail anche agli altri per dire che purtroppo, signori, abbiamo scherzato.

L’unico che risponde, un perfetto sconosciuto, mi da un nome e dice che ci sta, all’Highlander in via La Spezia, basta entrare e chiedere di lui.

Sarà che le persone che considerano un pub la loro seconda casa mi hanno sempre ispirato fiducia, sarà che i posti dove conoscono i nomi dei clienti sono davvero pochi e ben nascosti e quando ne trovi uno devi per forza segnartelo, sarà anche per il fatto che vedere gente in questo periodo è come ossigeno, malgrado non conoscessi nessuno, solo con un nome, dopo cena mi sono perso per i lavori in corso di Parma.

L’Highlander non è grande, non ha davanti un ampio parcheggio e non si può fare casino perché è circondato da palazzi. Però le birre che si possono provare all’interno bastano per finire sbronzi tutti le sere per un mese di seguito. Le due cose che mi colpiscono all’inizio sono il proprietario che sembra incazzato con la cameriera più stordita della storia e la maglietta del tipo che beve con quello che mi ha invitato lì, croce celtica, segni delle SS, altra roba strana e una scritta “white qualcosa”, insomma una magliettina sobria e delicata come una fiala di cianuro.

Ora non è che stiamo lì a sottilizzare quando si va a conoscere sconosciuti, così prendo una birra e resto a fare due chiacchiere.

[Qui c’è uno stacco in cui si vedono delle immagini varie di birra, gente e ragazzini il cui hobby è fare rumore con il motorino.]

Alla fine succede che rimango fino alle quattro, parlando e ascoltando tutti quelli che passano, da quelli che erano lì quando l’Higlander aprì nel ’92 alla tipa quasi minorenne che stupiva l’amico bevendo e fumando, sentendo storie di incidenti, di lavori e di traslochi, di fucilate nelle macchine dei terroni e di ragazze che ballano in topless sui banconi, tra un iphone e una motocicletta, tra un che fai qui e un cosa farai, farò, facciamoci un’altra birra? con magliette delle brigate rosse che salutano magliette neo-naziste, tra cantanti dai capelli rossi che si portano dietro lo scudiero e canzoni parmigiane che non fanno del buon gusto un punto di vanto, tra chi arriva tardi e chi si fa venire a prendere, tra i volantini della festa di strada di via La Spezia (andateci è domenica prossima, il 20) e la saracinesca che si abbassa dietro gli ultimi clienti che andavano via lasciandoci dentro, ancora a chiacchierare e a dire stronzate.

Era da un po’ che non facevo la chiusura di un locale e ci vuole la birra e le persone giuste per farlo, soprattutto se non conosci nessuno. Sono stato proprio bene ed era la cosa che mi serviva.

Jan 26

La compagnia dei blogger poveri

L’altra sera sono andato ad una cena a Parma con dei blogger (non l’ho detto a Johnson altrimenti voleva venire pure lui, a far cosa poi non so), malgrado quel giorno fossi senza internet, nevicasse e avessi deciso di andare a piedi. Tralascio i particolari inutili della cena e veniamo subito al punto, apparentemente in maniera del tutto casuale, ma che alla fine si rivelerà guidata da una mano invisibile ci siamo disposti al tavolo secondo una suddivisione ben precisa.

Io come altri miei compagni di sventura eravamo dalla parte del tavolo riservata dal destino beffardo ai blogger poveri(tm). Come ci siamo riconosciuti come blogger poveri? ad esempio dall’altro lato c’era gente che aveva in mano tre cellulari, di cui un Iphone, un Blackberry e qualche altro smartphone, c’era una reflex Canon appoggiata sulla tavola e ci si scattava foto con qualsiasi cosa, dal telefono all’orologio, ad un certo punto mi è parso di sentire anche anche “sta un po’ ferma che ti faccio una foto con la webcam integrata con la retina che mi è arrivata settimana scorsa dall’America.”

Certo anche noi avevamo dei cellulari e delle macchine fotografiche, un esempio su tutti era chi sedeva alla mia destra, aveva un fantastico cellulare con GPS integrato, integrato da un post-it due per tre incollato sullo schermo monocromatico. Della ragazza che sedeva alla mia sinistra non vi parlo nemmeno, era così blogger povera, ma così blogger povera(tm) che non aveva nemmeno un blog, si doveva far bastare un profilo Facebook, quello accanto a lei addirittura era un tipo da forum.

Se state leggendo queste poche righe e vi state chiedendo se siete un blogger povero allora ponetevi le seguenti domande:

– Ho mai ricevuto l’assegno dal Google Adsense?
– Ho un cellulare con touchscreen?
– Ho un cellulare con più di 25 tasti?
– Mi hanno mai pagato per qualcosa che ha a che fare con il mio blog?
– Mi hanno mai regalato qualcosa per il mio blog?
– Mi hanno mai fatto provare qualcosa che mi sarei comprato/a di mia sponte?

Se non avete risposto di sì a nessuna di queste domande, allora anche tu sei un blogger povero(tm) e hai tutta la mia solidarietà, alle cene blogger sei autorizzato a fare dell’umorismo becero sui blogger ricchi o trovare conforto sulla spalla di un altro blogger povero(tm). Nel caso in cui avessi risposto di sì a una o più di queste domande ma dentro ti senti comunque un blogger povero(tm) scrivi il perché ed rischia di esporti al ludibrio dei veri blogger poveri(tm). Se invece sei un blogger ricco e vuoi insultare i blogger poveri(tm) lascia pure un commento o cose del genere, sarà pur sempre un’altra impressione per i miei adsense.

Mucio

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