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Posts Tagged ‘città’

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Nov 04

Ieri in metro è salita una zingara a chiedere soldi

Ieri in metro è salita una zingara a chiedere soldi, ha ripetuto la lezioncina imparata a memoria e poi si è avviata per il vagone: non uno gli ha dato un centesimo. A volte mi stupisco della maturità cinica a cui può arrivare questa città.

Mentre pensavo a questo mi sono ricordato di un’altra città dove picchiavano gli accattoni in metro, i primi episodi furono ignorati dai più, i giornali cominciarono ad occuparsene quando in cinque pestarono a sangue una ragazzina. Non si capì bene come passò la voce, se ci fu un tam-tam tra gli amici, qualche sito internet, un giornale di sinistra disse che la polizia aveva trovato degli sms su qualche cellulare, ma non se ne seppe più nulla.

Gli episodi si moltiplicarono e nel giro di una settimana gruppi anche di dieci o quindici persone, comuni passeggeri, per lo più ragazzi tra i quindici e i trent’anni, ma anche donne e persone più anziane, circondavano e malmenavano con estrema violenza chiunque chiedesse l’elemosina o suonasse qualcosa con l’aspetto dello zingaro. In breve anche gli artisti della metro, dai musicisti a chi interpretava piccoli spettacoli teatrali, sparì dalla circolazione e migrò altrove.

La situazione degenerò in fretta, le violenze erano diventate quotidiane, in diversi punti della città, nelle stazioni del centro come in periferia, a qualsiasi ora del giorno e della notte. Gli zingari avevano cominciato a chiedere l’elemosina in gruppi, la solita donna con bambina, accompagnata spesso da due o tre uomini, che dopo un po’ cominciarono anche a girare con dei coltelli ben in vista. Gli andava bene quando li fermava qualche controllore ai tornelli della metro, quando capitavano sul treno sbagliato era come chiudersi in trappola.

Gli ultimi episodi furono tragici, una mattina, verso le undici sei zingari, una donna, una bambina e quattro uomini furono trovati morti in uno dei vagoni della linea uno, uccisi a colpi di arma da fuoco.

Dalle telecamere di sorveglianza delle stazioni della metro si sono potuti ricostruire in parte i fatti. Dopo la partenza del treno sono saliti e scesi diversi passeggeri, tra questi gli inquirenti non riuscirono ad individuare nessun gruppo riconoscibile. Alla stazione Malaspina sale il gruppo di zingari, che sembra abbastanza nervoso. Alla stazione successiva, Malebranche, scendono tutti i passeggeri dal vagone, nessuno sembra portare delle armi. Nelle successive stazioni il traffico passeggeri si svolge normalmente, tranne per il fatto che tutti evitano il terzo vagone dove ci sono i cadaveri, nessuno da l’allarme, molti sembrano sapere di dover evitare il vagone, chi vi si avvicina troppo, dopo aver guardato si volta e va verso un’altra carrozza.

I soccorsi furono chiamati solo quando il treno arrivò al capolinea, trentacinque minuti dopo che aver lasciato la stazione Malebranche, non c’era più molto da fare se non costatare i decessi. Venti colpi sparati a distanza ravvicinata da quattro o cinque armi da fuoco, tutti a segno. Prima furono uccisi gli uomini che accennarono a qualche reazione, poi le donne, praticamente un’esecuzione.

Due giorni dopo in una piazza del centro la comunità rom organizzò una manifestazione, erano poco più di un centinaio di persone, il corteo fu scortato dalla polizia fino a Piazza Prefettura, lì trovarono la piazza bloccata dai tre lati da cassonetti e barricate improvvisate. Poi cominciarono a caricarli da dietro, fu una bolgia infernale: le donne urlavano, gli uomini cercavano di forzare i blocchi, i bambini piangevano. Secondo le stime gli aggressori furono circa un migliaio, quelli che assalirono i rom alle spalle sono stimati in circa trecento. Nessuno fu mai rintracciato e qualcuno mormorò che le forze dell’ordine e i politici avevano voluto coprire il caso, la verità è che tutta la città copriva e copre le aggressioni e il massacro di Piazza Prefettura.

Oct 28

Appunti dall’esilio

Sembra stupido che uno si possa sentire in esilio nella sua nazione ma tant’è.

Stamattina anche lo speaker della metro rossa era incazzato, arrivati a Bisceglie se ne è uscito un “Capolinea, scendere dal treno” schifatissimo. Come se tutti quelli che erano sul treno, fossero arrivati a Biscegli con l’unico obiettivo di restare sul suo treno più a lungo possibile.

Che poi cosa ti incazzi? perché sei scocciato? hai un lavoro, porti a casa dei soldi, certo non è il lavoro più bello del mondo, va bene, allora studia, prenditi una laurea, io mi sono laureato lavorando, puoi farlo anche tu. Non scaricare la tua frustrazione su di noi che stiamo andando a lavorare. E non hai nemmeno la scusa che sei stanco, perché non hai fatto il turno di notte, la metro apre alle sei e mezza e alle nove tu hai lavorato due ore e mezza. Se io sono scocciato dopo due ore e mezza di lavoro il mio capo mi fa un cazziatone che me lo ricordo. Quindi sorridi.

Nei treni della metro di Milano in alto ci sono gli spazi pubblicitari, ma molti sono vuoti, altri hanno pubblicità di centri estetici o negozietti improbabili, ad esempio la catena dei riparatori di zainetti. A me quegli spazi vuoti e le pubblicità un po’ squallide mettono addosso un’aria di tristezza e di declino.

Nelle stazioni della metro invece ci sono le pubblicità, che strano però fare il confronto con le pubblicità a Varsavia, lì in ogni stazione della metro, si vedono dalle due alle quattro pubblicità di libri, una volta ne ho viste quattro. A Milano ne ho vista una, anzi no, mi sono sbagliato era la serie televisiva tratta da Romanzo Criminale.

Fuori dalla metro, alla fermata degli autobus, personaggio. Camicia bianca, cravatta nera, maglioncino sottile con scollo a V, che lasciava scoperti i polsini della camicia, chiusi, pantalone, jeans strappato blue, a vita bassa, che lasciava intravedere un filo di camicia tra maglioncino e cintura, nera non troppo larga, fibietta d’oro, scarpe da ginnastica bianche, candide, occhiale a goccia, capello corto con pinna centrale.

L’impressione è che siamo sull’orlo di un baratro, anzi che stiamo precipitando in un buco nero. Certo, stiamo precipitando, ma vuoi mettere come sto bello coi miei Ray-Ban?

Nota personale. Mi è stata fatta una proposta, non me la sono sentita di prenderla in considerazione.

Mucio

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