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Archive for April, 2009

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Apr 16

Succhi di frutta

Sono tornato a Varsavia e sono stato un po’ impegnato per preparare la trasferta negli Stati Uniti e Ola che ha deciso di ammalarsi nei dieci giorni che sono qui.

Comunque. Non so se ne ho già parlato, ma in Polonia come in altri paesi nordici, nella birra a volte si aggiungono degli sciroppi, ad esempio lo sciroppo di lamponi o una strana miscela di spezie e altre robe. A me la birra con lo sciroppo di lampone piace molto, ma finché lo bevevo quando uscivo solo con Ola non mi ponevo il problema, la prima volta che siamo usciti con i suoi amici, prima di ordinare, mi è venuto il dubbio che la birra con lo sciroppo di lampone, sarà per il fatto che diventa più dolce o perché diventa di colore rosa, forse non è propriamente una bibita virile.

Oggi, a questo proposito, ho imparato una nuova cosa su cosa si mette nella birra. Riporto le testuali parole di un collega, traduzione dall’inglese mia.

La Vodka è l’unico succo che un vero uomo beve (aggiunto alla birra)

Apr 14

Uscita metro Gambara

Uscita metro Gambara

Adesso posso dirlo, ci sono stato sei mesi e quasi ogni santo giorno quando partivo e quando arrivavo nella mia testa partiva lo stesso ritornello. Ora, con la speranza di non dover più tornarci, posso dirlo liberamente a tutti: ogni volta che la signorina della metro annunciava la fermata sentivo questa canzone:

Gambara fermata
Gambara abantu
Gambara miranda
tumbala ho’ ho’ ho’
Gambara…

P.s. Che si pronunci Gàmbara o Gambàra pare non sia chiaro ai più e ora che sono lontano anche il ricordo della voce della signorina della metro, a poco a poco nella mia memoria svanisce. Ancora tutti in insieme “Gambara fermata Gambara abantu Gambara miranda tumbala…”

(foto originale Uscita metro Gambara di Savino Dicorato)

Apr 08

Ultimo giorno

Oggi finisco a Milano, poi torno a Varsavia, poi vado in America e visto che ho una nipote divento uno zio d’America. Apro una parentesi, io non ho mai avuto uno zio d’America, cioè uno che vive in America ed è ricco sfondato e ti regala una Cadillac o una barca di soldi o anche una versione americana del Monopoli, mia madre aveva uno zio in America, ma era uno zio povero, così povero che gli avevano dovuto pagare il biglietto per tornare in Italia, poi l’Italia non era piaciuto ed se n’era tornato, ma non era un’America vera, era l’Argentina, un’America un po’ di serie B. A me, invece, mandano negli Stati Uniti, sarò uno zio d’America serio, anche se solo pro tempore.

Ma parliamo di oggi, anzi no di domani, domani non mi mancherà nulla di qui. E questo credo sia più che sufficiente. Non vedo l’ora di andare. Stamattina ho fatto la valigia, ho infilato a forza tutto tra trolley e zaino e ora uso il computer senza caricabatterie perché è sepolto sotto i panni da lavare, una maglia di cotone e qualche libro. Sinceramente non c’ho voglia di aprire e cercare. Vorrei solo poter andar via alle undici, invece che dover aspettare le tre.

Sono talmente disinteressato a quello che mi circonda, che solo mentre iniziavo a scrivere mi sono reso perfettamente conto che sono in ufficio con una camicia rosa.

Apr 03

No, mi fa schifo al cazzo

Ti piace Yao Ming

Apr 03

Due scuole

Ci sono due scuole, una è un poco sgarrupata, c’è un campo da pallone d’asfalto, con anche due canestri e un campo da palla a volo con una rete rattoppata, poi ce n’è un’altra molto molto bella, laboratori di informatica e audio video, campo da calcio in erba, enorme palestra coperta con campo da pallavolo, basket e pallamano, perfino una piscina e un’aula magna dove poter organizzare delle proiezioni.

All’inizio i bambini vengono iscritti per lo più alla scuola più bella, chi si iscrive a quella sgarrupata è solo perché quella bella è un po’ più lontana da casa. Ma in realtà non ci sono reali motivi per preferirla a quella più bella. Così comincia il primo anno di scuola e oltre al programma ministeriale, alla scuola sgarrupata organizzano un torneo di calcetto per i ragazzi e uno di pallavolo per le ragazze prima di Natale. Alla scuola piena di impianti invece non riescono a decidere se è meglio fare prima il torneo di basket, di calcio o di pallamano, se in piscina devono allenarsi quelli di pallanuoto, quelli nuoto sincronizzato o i ragazzi dei tuffi, se fanno i turni alcuni finiscono troppo tardi, altri spezzano i pomeriggio e non riescono a studiare.

Arriva il Natale e i bambini della scuola più brutta finiscono il torneo, alcuni prendono le classiche medagliette di partecipazione, qualcuno un piccolo trofeo, ma un po’ tutti hanno la possibilità di sfottere quelli delle altre squadre e di organizzare delle altre partite durante le feste. Perché la scuola lascia aperti i cancelli, visto che non hanno i soldi per aggiustare le serrature ormai vecchie. L’altra scuola è chiusa e qualcuno degli altri bambini va anche lui alla scuola vecchia a giocare a pallone o a pallavolo.

Quando ricomincia l’anno alcuni genitori, su richiesta dei figli e perché gli torna comodo saperli di sicuro impegnati al pomeriggio, li spostano nella scuola più brutta. Il resto dell’anno continua un po’ così, la scuola più piccola organizza un altro paio di tornei, la scuola grande e piena di attrezzature alla fine riesce a fare solo una gara di tiro con l’arco a cui partecipano dieci studenti, dura un pomeriggio, ma non rompe a nessuno degli altri sport, che alla fine non riescono ad organizzare nulla.

Arriva l’estate e un po’ di genitori si confrontano, chi ha spostato i figli dopo Natale è contento, chi non l’ha fatto ci pensa un po’, probabilmente si dicono in molti, la mancata programmazione è dovuta al fatto che era il primo anno, certo, sarà così. Si arriva a settembre e un po’ di bambini della scuola strabella sono passati a quella strabrutta e la situazione nel corso dell’anno non cambia.

La scuola brutta con i suoi pochi mezzi organizza poche cose, nemmeno fatte troppo bene, se si vuole ascoltare le male lingue, ma almeno organizza. Non andranno a vedere i musei e non hanno i soldi per portare i bambini a teatro, però finiscono il programma e al pomeriggio li tengono impegnati con lo sport, certo un po’ di pallone e di pallavolo, ma ai bambini basta e se non c’è la nuova medaglia d’oro olimpica di sciabola o il nuovo recordman dei cento metri piani non fa nulla. I bambini si divertono, i genitori sono tranquilli di saperli a scuola al pomeriggio e non devono preoccuparsi se il corso di danza salta, perché era in contemporanea con quello di ginnastica artistica. Gli altri invece, quelli della scuola bella, sono sempre a far ricorso ai nonni, a qualche babysitter o a fare i salti mortali per incastrare il lavoro con l’uscita imprevista dei figli da scuola o l’annullamento di un corso dato per certo fino all’ora di pranzo.

Così gli anni passano e alla scuola brutta vanno sempre più bambini e sono sempre meno quelli che restano alla scuola bella. E la cosa buffa è che i professori e il preside della scuola bella non se rendono conto, sono proprio convinti che la loro scuola si migliore, perché offre la possibilità ai ragazzi di fare tante attività diverse, di crescere praticando lo sport che più gli piace o nel quale possono esprimersi al meglio. E’ una scuola fantastica, hanno perfino il maneggio per fare equitazione ormai.

Stando così le cose non è che ci siano molte speranza per la scuola bella di attirare nuovi bambini, ma solo di perderne altri. Certo non sarebbe un problema per me, se non che nella scuola brutta, malgrado organizzino i tornei di calcetto, insegnano dei valori che non sono i miei, violenza verbale e non, mancanza di libertà e solidarietà solo con chi è della tua scuola. E mi dispiace che solo per una questione di comodità e di tranquillità di orario molti genitori scelgano di portare i bambini lì, ne capisco le motivazioni superficiali ma non so come fargli cambiare idea. Nell’altra scuola, quella bella, non sono in grado di organizzare nulla e non ci sono altre alternative. Probabilmente, anzi certamente neanche loro condividono in toto quei valori, però i loro figli cresceranno così e sarà un mondo con meno possibilità.

Secondo me alle europee Berlusconi prende il 70% dei voti.

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