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Archive for May, 2006

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May 16

Incipit

Ok lo ammetto, non ce la faccio più, scrivo questo post, solo per non vedere la foto che sta qui sotto ogni volta che apro il browser.

Io adoro gli incipit, le prime due righe di un libro sono la cosa che mi spingono a comprarlo di solito, ho bisogno di incipit fulminanti e mi piace scriverne, l’incipit è quasi sempre un’ispirazione di un momento che colpisce e rimane fisso nella testa, a volte per giorni o settimane, ha in sè tutto quello che verrà dopo di lui e molte altre cose, d’altra parte l’incipit spesso è perfetto è chi scrive ciò che viene dopo che non è all’altezza.

A me un incipit che fa impazzire e che trovo semplicemente geniale è:

Tiene mente ‘sta palomma
comme gira e comme avota

La canzone se volete cercatela voi, ma già le prime due righe aprono un mondo di possibilità, poi Buongiovanni e Di Giacomo fanno bene anche il resto, ma questi primi due versi sono un incipit perfetto.

Un po’ di analisi tecnica per le capre.

Si comincia con un imperativo rivolto a chi ascolta (o, nel nostro caso, legge), un imperativo forte, “Tiene mente”, tieni in mente, cioè osserva, fai attenzione, ricordati, ma in napoletano si sarebbe potuto dire anche “statte accorto, arricuordate, guarda bbuono”, invece “tiene mente” è proprio un fissati bene nel cervello questa cosa che ora ti dico, perchè ti devo spiegare qualcosa a tal proposito.

La cosa da tenere bene in mente è questa colomba, quindi un uccello abbastanza comune e che ad una prima occhiata non ha nulla di eccezionale, se non il fatto di essere indicato con il dimostrativo “‘sta” quindi la colomba è vicina a chi parla e a chi ascolta, una vicinanza emotiva e che carica ancora di più d’aspettativa chi ascolta.

Dell’uccello ci viene subito specificato il sesso, un colombo femmina, la cosa ci fa subito pensare che gli autori vogliano parlarci di qualcosa che è legato alla sfera dell’amore o dei sentimenti e l’immagine della colomba, con tutti i suoi significati simbolici, di purezza e innocenza, ci fa credere che si parlerà di una storia d’amore nella quale la protagonista, molto probabilmente rappresentata dalla colomba, sarà vittima inconsapevole di qualcosa o di qualcuno, probabilmente proprio del suo stesso amore o comportamento.

Allo stesso tempo intuiamo dal primo verso intuiamo che chi ci sta parlando è coinvolto dalla storia e guarda alla colomba con un misto di preoccupazione e di affetto, altrimenti non ci chiederebbe di prestare così tanta attenzione, tiene mente, ad un animale così insignificante, ‘sta palomma, di cui però l’autore conosce perfino il sesso e in particolare il suo essere femminile.

Il secondo verso contiene una ripetizione “comme gira e comme avota”, descrive il comportamento della colomba, con due termini, gira e volta, che spesso sono usati come sinonimi, ma che qui sottolineano il comportamento confuso e ossessivo dell’uccello. Questa ripetizione ha l’unico scopo di farci soffermare sull’inusuale comportamento turbato da qualcosa della colomba e di convolgerci ulteriormente a livello emotivo.

Adesso l’incipit è concluso, le orecchie di tutti gli ascoltatori sono tese per ascoltare la storia di questa colomba, la voce del cantante e la musica che l’accompagna, meglio allora fare silenzio, sedersi e lasciare perdere tutte queste sciocchezze che scrivo sugli incipit.

May 14

CatMucio

Supereroi di oggi Foto Babelez (c)

May 13

Mannaggia a

trastevere by night

May 12

30 000 e non li dimostra

30000 Bombonera Avere una macchina che è un antistress fa passare un sacco di problemi.

Il rituale è ormai sempre lo stesso, esco dall’ufficio, salgo in macchina, metto in moto, accendo la radio, apro il tetto, apro i finestrini anteriori che sendono giù da soli, apro quelli posteriori, metto la retromarcia ed esco da parcheggio, schiaccio la rotella per aprire il tetto per farlo scendere fino in fondo e coprire il lunotto posteriore, poi metto la prima e parto, girando in curva sempre un po’ più tardi del dovuto per sentire (o credere di sentire) la macchina che si piega come le citro�n di una volta.

Qualcuno vuole provare a fare un giro? come qualche settimana fa, a Roma, una birra e una capirissima, di notte, con gli Smash Mouth a palla, in compagnia di gente simpatica, senza femmine rompiscatole, quasi per festeggiare la cosa, ora lo so, con quel sorriso beffardo che mi fa sempre rischiare di prenderle. Passando i semafori usando l’altra corsia di marcia per superare chi è ancora fermo, come le mini azzurre e bianche, che sembrano uscite da una fabbrica di supposte colorate. Finche non ha iniziato ad andare in funzione l’ABS sui sampietrini bagnati, a quel punto ho rallentato, poco dopo c’era anche la cornetteria.

Aldilà delle minchiate questa settimana La Bombonera ha superato i 30 000 chilometri, quando l’ho presa pensavo li avrei fatti in tre anni, invece ci ho messo meno di dieci mesi.

Il viaggio più lungo è stato il Salerno-Parigi dell’anno scorso e si accettano prenotazioni per fare un weekend lungo in qualche altra parte dell’europa, quest’estate ai primi di agosto, per festeggiare il compleanno vero. Pensavo di andare in Inghilterra per passare il tunnel della manica o arrivare a Mosca, di possibilità ce ne sono tante.

Consuma un po’, è un po’ stretta dietro e a ripresa sta messa male, però a volte credo che non riuscirò ad innamorarmi più di una donna finchè avrò questa macchina.

(nella foto: non capita a tutti di avere un antistress nella macchina uguale alla stessa)

May 10

Quelbruco di Astrid Minelli

Non capita a tutti di avere un’amica che ha un blog completamente fuori di testa, non capita a tutti di avere un’amica che scrive un libro per una grossa casa editrice, non capita a tutti di avere un’amica a cui devi un favore e, anche se non ne hai assolutamente alcuna voglia, ormai l’hai promesso e le devi fare la recensione del suo libro.

Sto parlando di Quelbruco di Astrid Minelli, che arriva nelle librerie in questi giorni tra gli Struzzi di Einaudi. Il libro è un fitto susseguirsi di brevi testi, piccoli sprazzi di vita raccontati a volte con dolcezza altre volte con pura follia.

di quando non sai se ridere o piangere
io e la scrivania ci guardiamo negli occhi…”non ti prometto niente” le dico…fa finta di non sentirmi…
allora mi rivolgo ai libri “uno di voi sarà l’eletto” dichiaro imperiosa…
cazzo…scelta sbagliata…mi tocca leggere la storia di Clodoveo e della Lotaringia
ma presto l’insofferenza si fa sentire e il bruco se ne va per i fatti suoi…

Leggerlo per me è stato un rileggere, una buona metà delle pagine è una selezione dei post pubblicati sul blog, ma trovarseli tra le mani, invece che davanti sullo schermo, è stata una strana epifania, quasi come se spiassi il suo diario segreto o riuscissi a mettere a posto i pezzi di un puzzle che avevo sempre accantonato perchè troppo complesso.

< blockquote >da giorni mi sveglio ricordando di aver sognato. sogno di fare karate con una persona che neanche conosco, sogno di cadere da una scala verde, sogno il telegiornale (questo è davvero grave), sogno di avere un cellulare nuovo (che poi non è un mio desiderio), sogno di andare in treno in polonia.
e poi ho sognato di avere della cioccolata del cassetto. e scema come sono appena sveglia sono andata anche a controllare.
non si può campare così! o forse si…

(ieri ho lavato la macchina e ci ho trovato le mollette per capelli della ragazza di mio fratello )
ma non era che chi rompe paga?

Il libro in sè è bello, si fa leggere bene. A brani più lunghi si alternano altri più brevi, a quelli più intensi e intimi si alternano disavventure universitarie, con l’amica Jane o descrizioni al limite del lisergico di quello che la circonda.

telefono…driin…driiiiiiiiiiin

nonna – uèèèè tanti auguri…
bruco – grazie nonna
nonna – fammi sentì na cosa, ma ‘o uaglione l’hai trovato?
bruco – ma che c’entra con l’onomastico?comunque no, nonna, niente…ancora niente…
nonna – uh ma com’è sta cosa…tu ti devi sposà, voglio sta’ pure io nelle foto…hai capito?
bruco – eh sì, allora mò accellero…
nonna – brava, fa’ content a nonna!

Le restanti pagine invece sono occupate da alcuni contributi che amici e conoscenti hanno voluto dedicare al Bruco più famoso del web italiano. Qui i risultati sono alterni, si va da pagine belle, ad altre godibili fino ad alcune cose illeggibili che si spiegano solo con l’amicizia che lega Astrid agli autori.

Ah, sì, se io fossi il bruco. Se io fossi il bruco probabilmente fuori da casa mia ci sarebbero 3-4 cm di neve e io me ne starei alla finestra, a guardare, con la solita confusione di identità dentro e un grosso cane imbiancato e goffo a spalmarsi di neve, fuori. Nei posti come quello dove sta il bruco non è che si possa fare molto altro.

Infine completano il libro alcune, una quindicina, belle illustrazioni o interpretazioni grafiche di diversi artisti del web che arricchiscono il volume e che fanno da contraltare ai testi ai quali fanno da contrappeso in maniera sorprendentemente perfetta.

Insomma, di certo non sarei potuto essere cattivo con una mia amica, però mi piace quello che scrive e il mondo che ha in testa, ma se non vi fidate di un giudizio di parte come il mio potete sempre andare a sbirciare sul suo blog quello che vi aspetta in libreria. Dopo tanti libri di blogger che si credo dei fighi, finalmente il libro di una figa che non si crede una blogger, anzi non gliene frega proprio.

P.s. Il suo ultimo post che prende in giro i videoblog pieni di fuffa che sono nati ultimamente è fantastico.

Astrid Minelli
Quelbruco
Einaudi – Struzzi
€ 14,00

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