Io non sono pazzo
Io non sono pazzo, anche se sono rinchiuso in manicomio o in una casa di cura e custodia per disturbi della personalità e regressione mentali, come le chiamano da qualche anno, non vuol dire che sono pazzo.
Giovanni della stanza 17, lui è pazzo, crede sempre di parlare con suo figlio, chiama tutti Luigi, il nome del figlio, e bisogna sempre far finta di essere suo figlio, chiamarlo “papà” e inventare scuse per fargli fare le cose che deve, come lavarsi o farsi visitare.
Anche Antonio della stanza 12 è pazzo, ma è diverso da Giovanni, Antonio dipinge dei quadri di fiori, soprattutto girasoli. ma di tutti i colori, però se qualcuno lo disturba mentre dipinge o lo fa arrabbiare diventa violento.
Bruno della stanza 3 ha trentuno anni, si è laureato in fisica con centodieci e lode, è andato in Germania e negli Stati Uniti: due anni fa ha iniziato a lavorare a bologna, è caduto in depressione e ha tentato più volte il suicidio.
Mi dicono che sono pazzo ma Umberto della 10 è molto peggio di me, Umberto parla in maniera quasi incomprensibile, è strabico e si arriccia continuamente le orecchie, la sua famiglia lo ha portato qua tre anni fa e lo viene a trovare quasi tutte le settimane.
Domenico della stanza 7 è privo di una parte del cervello, ogni tanto ha delle crisi epilettiche ma solitamente è uno dei più tranquilli, ogni tanto giochiamo a scacchi insieme.
Ettore della 9 ha quasi cinquant0anni, fino a qualche anno f faceva il camionista poi qualcosa nella sua testa deve aver preso il lato sbagliato della strada e ha cominciato a disinteressarsi del mondo, fissa continuamente il vuoto, con la camicia sbottonata e la cannottiera bianca a costine sotto.
Poi ci sono anche gli altri chi con disturbi della personalità, chi con problemi dovuti all’età. Qui si entra pazzi e non si esce quasi mai in piedi.
Anche questa sera un’ape è entrata dalla mia finestra, ha girato intorno alla mia lampadina e si è bruciata le ali, è caduta sul pavimento, ha ronzato un po’ cercando di rimettersi dritta sulle zampe, quando ce l’ha fatta è tornata verso la lampadina e si è bruciata le ali, è caduta sul pavimento, ha ronzato un po’ cercando di rimettersi dritta sulle zampe, quando ce l’ha fatta è tornata verso la lampadina e si è bruciata le ali, è caduta sul pavimento, ha ronzato un po’ cercando di rimettersi dritta sulle zampe, quando ce l’ha fatta è tornata verso la lampadina e si è bruciata le ali, allora l’ho fermata delicatamente con una forchetta e con un paio di pinzette l’ho afferrata delicatamente dal pungiglione e con uno strattone secco gliel’ho strappato facendo venire fuori anche la sacca con il veleno. Quando ne avrò abbastanza lo inghiottirò tutto e potrò uscire di qui.